Global Day ad Assisi:Dall’Io al Noi: Conoscenza di Sé e Coscienza del Sé nell’Evoluzione Interculturale, tra Uguaglianze e Differenze, nell’Osservanza dei Diritti Umani”
Assisi 24 ottobre 2011-La Fondazione “MANDIR” della PACE: il TEMPIO dell’UNO (Rete Internazionale di Volontariato che si adopera per la Promozione di Servizi Culturali, Sociali e Umanitari, aventi per scopo il “Risveglio della Coscienza” e lo “Sviluppo di una Educazione alla Pace”), in occasione del Global Oneness Day Event, proclamato dalla Associazione Internazionale “Humanity’team” e dalla Associazione for “Global New Thought” in data 24 ottobre u.s, con il Patrocinio del Comune di Assisi e in collaborazione con l’Associazione”Cultura di Pace”, l’Associazione “Progetto Nuova Civiltà”, l’Istituto Buddista Tibetano”Samantabhadra”, l’Associazione “Manes della Scuola di Psicosofia Olistica”, Il “Centro Studi e Ricerche Psyché”, il “Forum International TV” for Peace,il “Centro Islamico di Perugia”, il Club di Budapest, la Fondazione Gandhi, l’Ass.ne Positive Trail Group, il centro Bahai di Perugia, il Mov.Ascetic Sign,ha promosso La TAVOLA ROTONDA sul tema”Dall’Io al Noi: Conoscenza di Sé e Coscienza del Sé nell’Evoluzione Interculturale, tra Uguaglianze e Differenze, nell’Osservanza dei Diritti Umani”
I temi trattati sono stati quelli della consapevolezza dei diritti e, quindi, dei valori umani, che emerge dalla constatazione attiva della “nuova conoscenza” che nasce dalla “nuova realtà” che si sta imponendo alla nostra attenzione; lo sviluppo di una nuova coscienza che origini da un processo mirato all’assunzione definitiva del “nuovo” assimilato a parte integrante del “vecchio” inglobando i cambiamenti avvenuti, i processi di trasformazione in atto e valorizzando le conseguenti complessità che si evidenziano come prodotto di tale processo; la promozione di un livello di consapevolezza che consenta di “vedere con chiarezza” la condizione di “non separabilità” che caratterizza l’Universo e, quindi, lo stato di “interrelazione” che definisce la nostra realtà;la nuova prospettiva di interpretazione delle uguaglianze e delle differenze che contempli il superamento di discriminazioni basate sulla razza, sull’origine etnica, sulla religione, sulle condizioni personali, sull’handicap, sull’età o sull’orientamento sessuale, assumendo un ruolo attivo e fattivo nella promozione di un “processo di evoluzione interculturale” che impregni l’attuale società trasformando la condizione presente di “rischio dello scontro tra diverse civiltà e diverse culture” in un un saggio e arricchente incontro tra esseri umani dialoganti nel rispetto dei principi irrinunciabili racchiusi nella osservanza della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
A conclusione dei lavori e’stato redatto un Atto costituente un “Documento Propositivo” dal quale si e’ rilevata la Sintesi risultante dal lavoro di Analisi svolto dal gruppo che ha evidenziato i seguenti punti:
Individuazione dei processi che hanno prodotto la condizione di “Assenza di Riconoscimento dei Diritti Umani”.
Identificazione dei processi che possano innescare una “Presa di Coscienza” sulla necessità di tale riconoscimento, unica possibilità perché si instauri una vera “Cultura di Pace”, presupposto indispensabile per la “Sopravvivenza del Pianeta”.
Definizione delle “Aree Sensibili” su cui incidere attraverso il suddetto processo.
Proposte concrete su “Interventi Mirati” capaci di realizzare il “Cambiamento” auspicato, che garantisca il “Riconoscimento dei Valori e dei Diritti Umani”.
Approfondire il tema della multiculturalità è, infatti, di importanza centrale per rendere efficace il proposito della Fondazione “Il Mandir della Pace” e di quanti si adoperano nello sviluppo di una cultura di Pace: incoraggiare le grandi comunità religiose (e non solo) a crescere con consapevolezza e senso di responsabilità. Ciò implica il superamento dell’autoreferenzialità che le caratterizza (talvolta dogmatica, talvolta spiritualistica, talvolta duperpotenza” istituzionale, od altro ancora), la quale rappresenta un pericolo serio in quanto mina alla base la possibilità di una pacifica convivenza che integri la pluralità di identità e le autonomie, rischiando di trasformarsi in un moltiplicatore di conflittualità, nonostante le invocazioni ed esortazioni “ripetitive” alla pace. Per tale ragione è fondamentale centrare l’attenzione su questo tema: già da tempo le Istituzioni Europee considerano tale sinergia uno degli obiettivi principali da raggiungere e ciò le ha spinte a promuovere iniziative sia a livello Nazionali che Regionale in campo educativo e formativo. Al concetto di “Multiculturalità” può essere associato il sostantivo “Unità” ponendosi, in tal modo, nella prospettiva del riconoscimento delle differenze consapevoli, però, dell’appartenenza all’unica matrice umana, fondamento irrinunciabile della fraternità universale. Tutto ciò ha conseguenze dirette sulle relazioni sociali, sulla libertà individuale, ma anche sui rapporti con le regole, i diritti e le prescrizioni tipiche di un Paese che devono essere colte in una prospettiva di reciprocità. I concetti di “Multiculturalità” e di “Unità”, inoltre, sono portatori di esigenze più larghe che superano la comunità nazionale e includono anche la solidarietà internazionale. Non si tratta, quindi, soltanto di partecipazione e di responsabilità sul piano civico, ma della possibilità di stabilire relazioni che consentano di “Vivere Insieme”. Il sistema “mondo globalizzato”, infatti, non deve eliminare le culture locali: deve, anzi, promuovere in tutto il mondo la proliferazione di nuove identità culturali, politiche e religiose, sentite come aventi una loro specificità che va vissuta intensamente. Dunque la multiculturalità non è un fatto, ma il risultato di un processo in progressivo divenire, frutto di un insieme di comunicazioni e relazioni tra individui e gruppi responsabili: una realtà in movimento, attraverso cui i cittadini consolidano il senso di appartenenza ad una cultura e ad un popolo nella prospettiva dell’appartenenza alla “famiglia umana” e, quindi, dell’apertura alla scoperta delle ricchezze dell’alter.Di fronte ad un pulviscolo di culture, etnie, differenze, conflitti religiosi, dobbiamo concludere che “l’Universalismo e la Cittadinanza “Universale” tanto sbandierata è stata solo propaganda. La chiave del “dialogo”, quale unico sentiero percorribile per lo sviluppo di una Cultura di Pace, è costituita dall’importanza attribuita alla conoscenza e all’integrazione del “diverso”, con le sue tradizioni socio-culturali e religiose, per poterne comprendere le reali esigenze e favorirne l’integrazione nella società civile in cui vive. Bisogna andare, quindi, oltre il modello di dialogo interreligioso di Assisi, superando i pregiudizi, le diffidenze e soprattutto la politica delle ideologie, per concentrarsi sugli aspetti concreti elaborando un piano pratico-operativo che consenta di affrontare le difficoltà con cui le comunità di fede (e non solo) sono costrette a misurarsi ogni giorno, e a concepire il dialogo nella prospettiva di una dimensione civile. Questo approccio inclusivo dissolve le tendenze alla separazione ed all’isolamento, rendendo così possibile una nuova modalità relazionale che si basi sulla condizione di “sentirsi parte di un gruppo”. Gli uomini devono tornare a Ri-membrare, ovvero a comprendere nuovamente di essere tutti collegati da una unica Matrix. L’obiettivo è di riconoscere quindi le differenze, rispettarle, valorizzarle consapevoli, al contempo, del loro “Stato di Identificazione con il Tutto”. A conclusione un Recital di musica per l’Anima e di performances etnospirituali , con gli Artisti di Pace Andrea Ceccomori, Rita Patti, Andrea Pietrangeli, Steve Russo e Lux Nwanda ,ha trasmesso suggestivi messaggi subliminali di nutrimento vibrazionale per lo spirito