RENNES LE CHATEAU: COME IN ALTO COSI’ IN BASSO di Anna Manfredi
RENNES LE CHATEAU: COME IN ALTO COSI’ IN BASSO
Di Rennes le Chateau si è detto e si è scritto molto, indagando a fondo su svariati aspetti di questa località misteriosa. Tuttavia, a ben guardare, c’è stato un campo di ricerca poco battuto, quello archeo-astronomico, che a mio avviso merita approfondimento, in considerazione di alcuni fatti.
Appare strano che un luogo sacro ed importante per i Galli, i Romani, che lo avrebbero consacrato al culto di Iside, per i Visigoti, per i Catari, fino ai Templari, pur essendo nota la particolare attenzione che le popolazioni antiche e medievali mettevano nella scelta dei luoghi di culto con riferimenti precisi alla posizione di alcune costellazioni, non abbia stimolato questo filone di indagine, tra coloro che si sono occupati di Rennes, così come è stato fatto per altri siti archeologici, come ad esempio la Piana di Giza, in cui sono stati studiati gli allineamenti siderali della piramidi.
Eppure gli spunti non mancano per verificare gli eventuali rapporti tra la posizione della chiesetta, della Torre Magdala, delle tombe significative, dei megaliti limitrofi, ed alcune costellazioni che potrebbero essere correlate. Interessante sarebbe anche studiare questi riferimenti simbolico-astronomici con le statue presenti nella chiesa stessa, soprattutto sulla scorta di quanto può suggerire il famoso ed enigmatico poemetto “ Le serpent rouge “
Certo questo mio modesto contributo non intende avere carattere esaustivo, ma vuole solo accendere i riflettori su quello che ritengo un aspetto un po’ trascurato della ricerca.
Pur nella complessità e vastità evidente di un tale approccio, si potrebbe partire, secondo il principio “smeraldino“, “come in alto così in basso“, proprio da ciò che è più celebrato a Rennes le Chateau: il femminino sacro.
E la storia del femminino sacro con le possibilità evolutive della materia, della trasformazione alchemica del piombo in oro, con tutte le implicazioni interiori che tale opera porta con sè è contenuta nei miti relativi ad alcuni asterismi che incessantemente, nelle varie stagioni, ruotano sulle nostre teste.
Nella misteriosofia le costellazioni che raccontano di questa opera alchemica sono Cassiopea, Andromeda e la Vergine, tre diversi stadi della materia rispondenti alla nigredo, alla albedo e alla rubedo. È quindi facile dedurre le prime correlazioni tra esse e ciò che è presente a Rennes. Innanzitutto la dedicazione del luogo a Maria Maddalena, che è rappresentata sia in statua che nella M che andrebbero a formare le cinque statue presenti nella navata della chiesa: San Luca, Sant’Antonio da Padova, Sant’Antonio Eremita, Santa Germana e San Rocco. Ebbene la costellazione di Cassiopea forma con le sue stelle una enorme M nel cielo durante le stagioni primaverile ed estiva, e una M rovesciata in W, in quelle autunnale ed invernale. Fu perciò dall’astronomo cattolico Schiller associata appunto a Maria Maddalena nel 1600.
Secondo il mito greco, Cassiopea era una regina nera ( ritorna la correlazione con la carnagione della Maddalena, sebbene sia rappresentata con i capelli biondi, e delle Madonne nere care ai Templari, oltre al culto della santa Sara nella Camargue ) in quanto moglie del re degli Etiopi, Cefeo. Anche qui il riferimento all’Etiopia potrebbe essere un collegamento con alcune cose successe a Rennes, come vedremo dopo. Cassiopea aveva lunghi ed ondulati capelli, ancora un riferimento ad un attributo di Maria Maddalena, ed aveva subito una punizione esemplare, poiché, avendo osato dirsi più bella delle Nereidi figlie di Poseidone, il dio aveva condannato sua figlia Andromeda ad essere divorata da un mostro marino. Suo marito Cefeo l’aveva scacciata dal regno costringendola a peregrinare per punire la sua superbia. E anche l’esilio e la lunga peregrinazione possono essere un riferimento alla Maddalena; ma ancor di più l’iconografia classica della regina che viene rappresentata con una coppa nella mano, ritenuta contenente l’hennè con cui ella colorava i capelli, può essere un richiamo sia alla coppa del Graal attribuito alla Maddalena, raffigurata su una vetrata della chiesa di Rennes, sia ai capelli biondo-rossi, così vistosi nella stesse rappresentazioni della santa per ricordare la sua antica vanità e superbia prima della conversione. Tale rappresentazione della Maddalena con lunghi e vistosi capelli biondo-rossi è anche presente nella chiesa inferiore di Subiaco.
Ma a noi interessano ancor di più i significati misteriosofici attribuiti a questa costellazione, forse noti all’abate Sauniere, date le sue frequentazioni con ambienti occultistici di Parigi.
Per la Scienza dello Spirito, Cassiopea è la Donna dominante, la Materia in trono, che governa con la forma la vita dell’Uomo che inizia il suo girare incessante intorno allo Zodiaco per acquisire la consapevolezza di avere in sé la Divinità e di poter esistere come tale. Essa è perciò messa in rapporto con l’Ariete, il primo dei segni dello Zodiaco, in cui si inizia il viaggio trasmutativo del “piombo” in “oro”. È forse un caso che Sauniere e Marie Denardeau e anche l’abate Gelis, appartenessero a questo segno? Per dirla con Agatha Cristhie, una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono quasi una prova, dal momento che tutto il mistero di Rennes ruota intorno ad un presunto tesoro e più volte si fa riferimento da parte dei personaggi implicati nella storia al “camminare sull’oro” senza saperlo. Tale fatto potrebbe alludere a qualcosa che si trovi in quel luogo e che potrebbe possedere la capacità di trasformare la vile materia in oro. L’allusione sarebbe ad un oggetto, od altro, che la Maddalena avrebbe avuto in consegna da Gesù Cristo, che a sua volta potrebbe aver ereditato dagli Esseni e questi, a loro volta, dalla discendenza di Salomone, come l’ipotetico contenuto dell’Arca dell’Alleanza, con la sua misteriosa radianza, che costruiva e distruggeva. Questo getterebbe una nuova luce sul perché Hitler in piena guerra mondiale, attaccato sui due fronti dalle potenze dell’Intesa e della Russia, abbia osato distaccare un’intera divisione per mandarla in un villaggio nei pressi di Rennes, a scavare in cantine e cimiteri, sterminando una popolazione inerme e forse spiegherebbe perché, in base ad alcune testimonianze raccolte in loco, siano stati avvistati intorno a Rennes agenti del servizio segreto del Mossad. Inoltre tale ipotesi conterrebbe anche un riferimento all’Etiopia, terra della regina Cassiopea, in cui sarebbe stata portata l’Arca dell’Alleanza, secondo quanto professato dai Falashià di Axum.
E nel Serpent Rouge nell’Ariete si parla di un ardimentoso pellegrinaggio, di una Regina di un regno perduto, di una dimora della Bella addormentata, tutti simboli misteriosofici che richiamano il salto quantico della materia che viene liberata dai legacci delle sue stesse leggi incontrovertibili, quando l’uomo userà “la pietra filosofale” per decantare se stesso e il mondo intorno.
La pietra, già, una sorta di ossessione per Sauniere che accuratamente aveva raccolto pietre per la sua grotta di Lourdes per ospitare la Vergine nella sua epifania, che ancora aveva spostato e spaccato lapidi delle tombe e pilastri; che aveva chiuso ed aperto muri ecc. Come non pensare alla lastra sul dipinto di Poussin “I pastori d’Arcadia”, visto che questa è la terra d’elezione di misteriose pietre che i gemelli Ida e Linceo lanciano sui Dioscuri quando li affrontano? E i Gemelli richiamano il simbolo del mercurio volatile, catalizzatore nelle reazioni alchemiche, e non a caso sempre nel Serpent Rouge, nei Gemelli, si parla di pietre disperse che devono essere messe nel giusto ordine e si indica il numero 14, sacro ad Iside, che ricompone il corpo di Osiride in 13 pezzi, riferimento ad Ofiuco, tredicesima costellazione zodiacale, più il fallo. I 14 pezzi di Osiride sarebbero rispondenti alle tredici costellazioni zodiacali più la Luna o la stella Sirio, o Venere stessa, associate tutte al femminino sacro di Iside, che dà alla luce un nuovo sole, Horo, simbolo dell’uomo rigenerato dal processo alchemico. Forse la quattordici stazioni della Via Crucis poste in senso inverso potrebbero alludere al percorso inverso del Sole intorno allo zodiaco durante le varie ere astronomiche.
C’è inoltre il ricorrere di un altro simbolo che è quello dei pastori e delle greggi, che si trovano sia nel quadro di Poussin che ai piedi di Santa Germana e, nello stesso mito di Cassiopea, il marito Cefeo, è re dei pastori. Vale la pena di ricordare che esiste anche l’iconografia cristiana della Vergine, divina pastora, il cui cappello richiama quello di Hermes-Mercurio, ancora un riferimento ai Gemelli, e del Bagatto nei tarocchi, a rappresentare le possibilità dell’evoluzione della materia, che può divenire qualsiasi cosa, in barba ad ogni legge di necessità. Ma il gregge e l’Ariete richiamerebbero a loro volta il mito del Vello d’oro, in cui i Gemelli divini compirono gesta superbe. E ci risiamo con l’oro e con il mercurio volatile che aiuta a trasformare la nera materia, nera come Iside, le Madonne, Sara e la stessa Maddalena.
Ancora nei Gemelli nel Serpent Rouge si parla di Corona della regina, che è un probabile riferimento alla Chioma di Berenice che, a mo’ di corona, è vicina alla testa della costellazione della Vergine. Ma prima di parlare dei riferimenti a tale asterismo, conviene soffermarsi sulle stelle che rappresenterebbero lo stadio intermedio della materia nella fase dell’albedo: Andromeda. Essa era la fanciulla innocente incatenata alla roccia, pronta ad essere divorata dal mostro marino, per le velleità della madre Cassiopea, e che in ultima istanza viene salvata da Perseo sul cavallo alato Pegaso. Nella misteriosofia Andromeda rappresenta la materia incatenata, imbrigliata e purificata dall’alchimista e dal ricercatore dello spirito. Essi sono capaci di farla evolvere per generare l’uomo nuovo, il bambino sacro, trasmutandola nella Vergine-madre.
Un riferimento a questa costellazione potrebbe trovarsi in Santa Germana, pastorella vergine come Andromeda, che prigioniera del suo corpo deforme, negletta da tutti, riconverte il suo dolore in amore per i poveri, divenendo capace di trasformare i pani in rose, pur di non interrompere la sua segreta missione di soccorso ai bisognosi.
La forte devozione alla santa nella zona di Rennes, ancora una volta, richiama l’archetipo della trasmutazione alchemica, molto presente nel locale immaginario collettivo. È ancora il caso di ricordare che Santa Germana si festeggia il 15 giugno, sotto il segno dei Gemelli, e che in direzione della sua statua si formano le famose mele blu nella chiesa di Rennes il 17 gennaio. Le mele sono archetipicamente il simbolo del femminile e il blu è il colore della radianza della materia in un diverso stato vibrazionale.
La storia dell’evoluzione della materia si conclude con l’approdo nella costellazione della Vergine, anch’essa presente nelle varie statue di Maria che si trovano fuori e dentro la chiesa.
La costellazione nello zodiaco di Denderah e di Tebe era associata ad Iside, con un loto che fuoriesce dalla testa, a mo’ di corona, a significare l’illuminazione, come pure le dodici stelle intorno alla testa della Vergine Maria, con il sistro nella destra a rappresentare il suono che crea e una sorta di coppa nella sinistra, metafora della vita e della fecondità.
Animale, correlato al femminino sacro, che fa sgorgare l’acqua dalla terra con il suo zoccolo è il cavallo, raffigurato nell’asterismo di Pegaso, legato alla costellazione della Vergine, soprattutto nel quinto millennio a.C. quando il solstizio estivo avveniva in queste stelle. E nel Serpent Rouge leggiamo proprio nella Vergine di destrieri e di zoccoli che lasciano l’impronta nella roccia con riferimenti ai quadri di Delacroix. Uno di questi è dedicato a San Michele che vince il drago, cioè batte il guardiano della soglia, che impedisce all’uomo di superare se stesso, staccando dalla fronte di Lucifero lo smeraldo ottagonale simbolo della materia cristallizzata nella forma. Conviene ricordare che San Michele è misteriosoficamente interscambiabile con Hermes-Mercurio, nel ruolo di psicopompo inteso anche come guida nella catabasi personale, scendendo nelle profondità della terra così come dell’essere umano.
Dunque con la Vergine il processo alchemico è giunto al suo culmine: la materia sublimata ha partorito il Bambino d’oro, il Cristo, la divinità disvelata nell’uomo nuovo. E ancora nel Serpent Rouge si trova il riferimento all’anfora nelle mani della Dama Bianca, così come nella chiesa di Saint Sulpice, una coppa di rame vicino allo gnomone segna gli equinozi. Sarà un caso che sia lo stesso simbolo di Iside e il rame richiami il pianeta Venere e quindi il femminile?
A voler continuare sul filo del riferimento alle costellazioni, si potrebbe rilevare la correlazione tra Saint Sulpice celebrato il 17 gennaio sotto il segno del Capricorno, Sant’Antonio l’Eremita, che pure si festeggia nello stesso giorno, presente nella chiesa di Rennes, e quanto è scritto sempre nel poemetto citato a proposito di tal segno, con allusioni al “tirar fuori dal pantano” che troviamo nella Vergine e alla Bella Addormentata di Perrault nell’Ariete.
Oppure si potrebbe pensare al demone Asmodeo che è sovrastato dall’acqua della conchiglia, altro simbolo del femminino sacro, acqua così cara a Sauniere, tanto da non volerla cedere neanche per spegnere un incendio. Asmodeo potrebbe essere il custode di un segreto o di un tesoro sotto i quattro angoli del cielo, le stelle Fomalhaut, Aldebaran, Regulus ed Antares, rappresentate dai quattro angeli nei quattro punti cardinali.
Certo, di suggestioni se ne potrebbero rinvenire tante e, come dicevo, il mio modesto contributo, lungi dal sistemare alcune delle tessere di un intricato ed affascinante mosaico, si propone solo di aggiungerne delle altre, nella speranza di contribuire allo sviluppo di un nuovo filone di indagine.
ANNA MANFREDI
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