PER-DONIAMOCI LA PACE di Edoardo Conte
Assisi-Meeting del Mandir della Pace-Maggio 2002-
Di fronte all’infuriare degli orribili conflitti in Medio Oriente, ci sentiamo profondamente scossi, turbati, incapaci di comprendere le ragioni di tanta violenza. Soltanto una Pace offerta come perdono sarà possibile in questa terra avvelenata da tanto odio.
Mai il sangue di tanti israeliani fu versato in uno spazio di tempo così breve dal furore dei kamikaze e mai, il popolo palestinese, fu costretto a condizioni di occupazione così devastanti e dure come oggi.
Niente può giustificare questo violentissimo contrasto, per quanto ci si renda conto che siamo di fronte ad un nodo intricatissimo di motivazioni storiche, politiche e sociali cresciute per anni e anni in una spirale di attacchi e ritorsioni che sembrano inarrestabili, fra l’indifferenza irresponsabile della comunità internazionale.
C’è anche un aspetto religioso che interpella con urgenza la coscienza di quanti professano una religione, perché si facciano promotori, all’interno della comunità di appartenenza, di riflessioni degne della gravità della situazione; un impegno interno ma consapevole che la ricerca di parole di Pace ha bisogno del contributo di tutti gli uomini di buona volontà,compresi quanti credono di non credere.
Mi trovo spesso con loro(fratelli non-credenti) e quasi sempre non mi accorgo più che essi non sono credenti. Quando insieme parliamo di Pace, ad esempio. Chi ama la Pace, chi vuole distruggere la prepotenza del mondo, è nelle vie del regno di Dio.
Non gli chiederò se crede o non crede. Come faccio a chiederglielo, dato che tutta la cultura passata ci porta a metterci in rapporto con una rappresentazione di Dio che è proprio quella che non conta.
Spesso gli uomini religiosi sono uomini disumani. Anche Pinochet è religioso. La gran parte dei tiranni è religiosa.
Ma il Dio di questi tiranni è un loro simulacro, è una maschera nefanda che può illudere i semplici, ma non illude un cristiano [P.E.Balducci 15.11.82 S.Zeno di Colognola]
Quanti lutti provocati da rappresentazioni sbagliate di Dio invocano la tenerezza di un messaggio di Pace.
I kamikaze palestinesi che si danno la morte, distruggendo con la propria vita anche quella della popolazione civile israeliana sostengono di agire In nome di Allah.
Il 4 novembre del 95, Il Primo Ministro del Governo israeliano Rabin, fortemente impegnato nella ricerca della Pace, fu assassinato da Ygar Amir ebreo israeliano legato agli ambienti estremisti del Likud. L’omicida dichiarò di avere solo eseguito la volontà di Dio.
I coloni israeliani vedono come blasfema la richiesta di ritiro dai territori palestinesi,inutilmente avanzata più volte dalla comunità internazionale perché dicono: Abbiamo il diritto di stare nella Terra promessa che Dio ha dato a noi.
In questo quadro desolante tuttavia, dobbiamo saper cogliere e tenere gli occhi puntati sui segnali di speranza che non mancano mai. Il 21 gennaio scorso, alti rappresentanti di Ebraismo, Cristianesimo e Islam di Gerusalemme hanno ufficialmente dichiarato: Secondo le nostre tradizioni di fede, uccidere innocenti in nome di Dio è una profanazione del suo Santo Nome e diffama la religione;Noi ci impegniamo a continuare una comune ricerca per una giusta Pace per il bene comune di tutti i nostri popoli.
Ecco, quanti invocano Dio mentre uccidono o calpestano nei loro diritti altri uomini, parlano secondo noi soltanto di idoli, creati a loro immagine e somiglianza. Noi amiamo riconoscerci in quanti, uomini e donne, nel Suo Nome, anche a rischio della propria vita sanno farsi prossimo, chinandosi sulle ferite di qualsiasi parte, per donare la Riconciliazione e la Pace.Io voglio sapere se la Pace è possibile / se la giustizia è possibile se l’Idea è più forte della forza
PREGHIERA INTERRELIGIOSA
Il dialogo tra religioni è oggi inevitabile e necessario. L’incontro/scontro tra popoli e culture comporta ovviamente l’incontro/scontro delle rispettive religioni.
Un dialogo autenticamente religioso non è una conversazione da salotto, mette in conto il rischio di una modifica dei nostri orizzonti più profondi e personali. Ed è proprio a livello di queste profondità che sarà possibile incontrare effettivamente l’Altro.
Non quindi mettendo da parte la mia fede, ma proprio a partire da questa potrò incontrare e comprendere l’esperienza religiosa del mio interlocutore.