Gesu’era vegetariano-Testimonianza di Giorgio Cerquetti

GESU’ ERA VEGETARIANO

Un amico di nome Mario mi disse : “Gesù era vegetariano….”
E’ la prima volta che scrivo un articolo su un prete. Mi dà una certa emozione, molto positiva. Il mio amico sacerdote si chiamava Mario Canciani, un vero fratello spirituale. Introdusse, prima del Concilio Vaticano II la messa in italiano con l’altare rivolto verso il popolo. Nel libro Vita da Prete racconta le sue lotte social in favore della gente delle borgate romane. Dal 2 maggio 1982 è parroco presso la basilica di San Giovanni dei Fiorentini, vicino al Vaticano. Monsignor Canciani era un insigne biblista.
« Dopo aver riletto al termine degli studi teologici tutto san Tommaso d’Aquino, decisi di approfondire la conoscenza della Bibbia. Anche nelle giornate di gran lavoro, non mancai mai di studiarla almeno per tre ore al giorno. All’Antico Testamento dedicai nove anni di studi severi.»
Era vegetariano e permetteva ai propri fedeli di introdurre in chiesa animali domestici come cani e uccellini, ai quali poteva essere impartita la benedizione. Nel libro Ultima Cena dagli Esseni Canciani sostiene la tesi storica secondo cui Gesù – celebrando la pasqua con il calendario esseno – non avesse voluto cibarsi della carne di agnello, sacrificandosi egli stesso come Agnello al posto di ogni altro innocente. Monsignor Canciani esortava i fedeli a non mangiare l’agnello a Pasqua; a questo proposito, dichiarò in un’intervista:« Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l’Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto.»
Nel libro Nell’arca di Noè: religioni e animali (Il Carroccio) argomentò la tesi secondo cui anche gli animali hanno un’anima. Dichiarò più volte che «anche per gli animali c’è posto in paradiso» e, nonostante le critiche rivoltegli da alcuni ecclesiastici tradizionalisti, poté sempre contare sulla particolare simpatia di Paolo VI e su quella degli altri papi. Il 26 dicembre del 1958, incontrò Giovanni XXIII a Regina Coeli, il carcere dove egli assisteva spiritualmente i detenuti. Trent’anni fa io e Mario diventammo grandi amici, io lo portavo spesso a mangiare, vegetariano, dagli Hare Krishna. Ci univa il grande amore verso i poveri e la compassione reale nei confronti di tutti animali, che, proprio come San Francesco, anche lui chiamava «i nostri fratelli più piccoli». Don Mario Canciani, parroco a San Giovanni dei Fiorentini nel centro storico di Roma, mi disse di essere in buoni rapporti con Papa Woityla, che rivelava in privato un sentito amore per gli animali.
“Giovanni Paolo II”, diceva Canciani, “nella sua ‘Sollecitudo rei socialis’ ha spronato i teologi a studiare un ‘nuovo rapporto uomo-animale’, il credente, con una rinnovata responsabilità, è chiamato a prendere sul serio la Creazione. Ha il compito di custodire e coltivare, di portare a compimento quanto Dio gli ha consegnato in ‘dono’. Questa ‘nuova-antica’ teologia della Creazione deve essere riscoperta e subito tradotta in prassi di fede.”
In privato Mario mi confidava che la sua idea vegetariana trovava molti oppositori tra i cardinali, lui però citava a suo favore i Pontefici precedenti. Papa Luciani, “Uomini, natura e animali sono sulla stessa barca”, Papa Giovanni XXIII, “Se mi dicessero che per raggiungere un certo scopo dovrei uccidere una formica, io non lo farei”. E poi anche San Francesco, “Laudato sie… cum tucte le tue creature”.
Canciani aveva compiuto gli studi di filosofia, diritto e teologia all’Università Lateranense per cui gli riusciva facile trovare autorevoli citazioni bibliche a favore del rispetto degli animali.
Abbiamo partecipato a molte manifestazioni contro la caccia, la vivisezione, i mattatoi e l’abitudine sbagliata di mangiare l’agnello a Pasqua. In un convegno ad Assisi scoprimmo che solo qualche frate era vegetariano, nel mio intervento, sostenuto da lui, invitai i frati a trasformare la città di San Francesco in una zona libera da ogni forma di violenza. Mario ha lasciato il corpo fisico nel 2007 non potendo fargli un’intervista vi propongo un estratto del suo messaggio spirituale.
Una raccolta di parole scritte da Monsignor Mario Canciani
“Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l’Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto.”
“È innegabile che la tradizione cristiana nel suo insieme non accorda molta attenzione agli animali. In teoria, non mancano dichiarazioni di principio nei Documenti del Magistero, non ultima la “Sollecitudo rei socialis” di Giovanni Paolo II, che al n. 29 afferma: «L’uomo ha una certa affinità con le altre creature. È chiamato ad occuparsi di esse, sottostando alla volontà di Dio, che gli prescrive limiti nel loro uso e dominio». Nella pratica, sono pochi i preti che integrano nell’insegnamento religioso il rispetto delle creature e la bontà verso gli animali. La protezione di questi «nostri fratelli più piccoli», come li chiamava San Francesco, deriva in tutta coerenza dalle virtù cristiane. Sono convinto che i cristiani tutti stanno per scoprire questa dimensione del messaggio evangelico che merita anch’esso la nostra attenzione. (dalla prefazione di Mario Canciani a: Franco Libero Manco, Biocentrismo. L’alba della nuova civiltà, Nuova Impronta Edizioni)”
Da suo libro Vita da Prete: “Purtroppo, le istituzioni statali, sociali, religiose, spingono l’individuo non a farsi delle convinzioni personali, ma ad adottare quelle tenute in serbo per lui. La gente desidera, invece, che noi preti siamo cercatori della Verità, umili accompagnatori degli altri nel cammino di fede. Non possiamo predicare il Mistero e poi riempirlo di formule catechistiche. A noi preti, Cristo chiede di non confondere il dogma con il dogmatismo, l’assolutezza del Vangelo con le sue interpretazioni storiche. Dopo il Concilio Vaticano II, nessuno, prete o laico, dovrebbe essere chiamato a dire soltanto «Amen».”
“Ognuno ha la sua strada per arrivare a Dio. Il Dio della mia fede è un «Dio smemorato». Esperimento di continuo, quando confesso in chiesa o in carcere, che è Lui per primo a dimenticare anche i peccati più gravi. A chi mi dice: «Dio si è dimenticato di me», rispondo: «Dio si è dimenticato anche dei tuoi peccati, se li hai confessati. E questo è già un motivo per credere che Lui, nonostante tutto, ha cura di te».”
“Dio non è il Grande Vendicatore, il Giustiziere, il cacciatore dei colpevoli. Il teologo von Balthazar affermava: «L’inferno esiste, ma è vuoto». Dio non può volere una Auschwitz eterna.”
“Non è dato a nessuno di avere tutte le risposte e di essere in grado di offrire tutte le ricette. Una cosa è però concessa a noi mortali: quella di ascoltare.”
“Sono convinto che per i lontani le difficoltà non nascono tanto dal mistero, quanto dalla stessa Chiesa. Esperienze negative avute nel contatto con sacerdoti, la storia non sempre esemplare della comunità cristiana.”
“Il frutto visibile di una fede viva è la gioia. Anche umanamente, quando c’è il massimo di amore c’è felicità e humor.”
“San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch’essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant’Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi…». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C’era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga… Un vero Cantico delle creature!La stampa diede grande rilievo all’avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:
«Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste…».”
“Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa. Ho ancora negli occhi la visione di una quarantina di Terranova, i famosi cani che salvano in mare la gente in pericolo, venuti da tutta Europa per una manifestazione. Sono cani enormi: pesano dagli ottanta ai cento chili… Nella Basilica […] ho letto questa preghiera da me composta per l’occasione:
Signore, le mille voci della Creazione cantano a Te in cielo, sulla terra e nelle acque.
Tu sei il Buon Pastore che conduce ogni vita verso i prati verdeggianti dei cieli; il Padre buono che pensa agli uccelli che non seminano né mietono; che dà il Suo Spirito a tutto ciò che vive e non soltanto all’uomo.
Benedici i nostri fratelli più piccoli che ci hai donato come compagni di vita e quelli che in libertà vivono nei deserti, nei mari, nelle foreste.
Aiuta noi, che siamo solo una parte del creato, a passare dalla visione antropocentrica del rapporto uomo-natura a quella biocentrica, che considera l’uomo quale componente della biosfera. Aiutaci, perciò, alla contemplazione della Tua Armonia divina, a essere buoni verso tutti gli animali e a bandire ogni crudeltà nei loro confronti. Fa’ che possiamo guardarli e onorarli come se al presente uscissero dalle Tue mani.
Verrà il giorno in cui, attorniati dall’eco delle innumerevoli voci delle Tue creature, ritroveremo nei cieli e terra nuovi nel Mistero di Cristo, assieme a tutto ciò che abbiamo amato in vita: il sibilo del vento, il canto melodioso tra folti rami, la pastura calma dei cavalli, la generosità dei Terranova, il candore degli agnelli esultanti sulle colline. Canteremo allora per sempre la Tua inenarrabile Gloria, Signore che non ami la morte, ma la vita.”
“Non potevo certamente immaginare, quel 20 marzo 1988, di sollevare un gran polverone per essermi soffermato, nell’omelia, su un tema a me caro: l’amore per gli animali.
Quella domenica avevo fatto entrare in chiesa tre agnellini vivi. Però, rassicurai i bambini presenti: quegli agnelli sarebbero stati risparmiati dall’ecatombe di Pasqua. Un’ecatombe tanto più crudele perché la morte viene procurata per dissanguamento.
«Volesse il cielo che qualcuno dei presenti ne faccia a meno nel giorno di Pasqua» dissi.
Questa frase scatenò la stampa e le tv anche estere. Perfino due cardinali scesero in campo per difendere la tradizione, dimenticando che San Francesco diede, in un giorno d’inverno, il suo mantello in cambio di due agnelli che venivano portati al mercato. Non mi sono pentito di quanto dissi quella domenica.”
“Al Teatro Parioli, durante una trasmissione del «Maurizio Costanzo Show», il buon Maurizio – era il Venerdì Santo – permise che, in un ambiente così laico, leggessi questa preghiera:
Signore,
sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare sulle colline l’erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole.
C’è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, una morte lunga, crudele.
Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l’ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze.
Con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio.
Per questa Tua partecipazione al mio dolore, fa’ che possa almeno vivere assieme ai miei amici, in quel soggiorno felice che è il Tuo paradiso, per specchiarmi per sempre nella limpidezza del Tuo amore eterno.”
“La sera Astro e Marx mi vengono accanto. Si direbbe che mi chiedano di giocare con loro. Sono due magnifici gatti che coabitano con me. Astro era un randagio. L’ho trovato una notte di Natale davanti al portone della chiesa dopo la messa di mezzanotte. Il nome ricorda quell’incontro. Marx l’ho chiamato così, perché quando scrivo non sembra apprezzare il mio lavoro. Carlo Marx non ha detto che la religione è l’oppio del popolo? Spesso i miei scritti, ovviamente di carattere religioso, sono sparsi qua e là per lo studio, e lui ci cammina sopra soddisfatto. Una notte ebbi un «darshan», come si direbbe in India. Fui improvvisamente preso da una commozione sentendo che Astro, addormentato sulla scrivania, russava. Era la prima volta che sentivo russare un gatto. Ogni tanto si muoveva, certamente perché stava sognando. «Chissà che sogni fatati» ho pensato. Quel petto che s’alzava e s’abbassava, lo scorrere del fiume, il palpitare delle stelle, mi diedero le vertigini. Mi sentii tutt’uno con l’Universo. La cosa mi aveva talmente colpito, che la domenica seguente ci feci sopra un’omelia: l’armonia cosmica, che noi dobbiamo salvaguardare, è un dono dell’Armonia Trascendente, che è Dio.”
“Nell’amore per gli animali ho illustri predecessori. San Filippo Neri è stato per nove anni parroco della mia chiesa. Aveva un cane di nome «Capriccio». Giocava con lui, come si legge negli atti del Processo di canonizzazione, per riaversi dalle emozioni che provava durante la celebrazione della messa. Quando si trasferì alla Chiesa Nuova, portava sotto la mantella, per ripararla dal freddo, la sua gattina.”
“Come racconta padre Bruckberger, Wojtila l’arcivescovo di Cracovia, non ancora papa, rischiò di perdere l’aereo che l’avrebbe portato a Roma per il conclave, perché s’era messo a cercare il gatto che un’anziana signora aveva smarrito. Giovanni Paolo II ama gli animali.”
“Capisco il dolore di chi vede morire una bestiola che ha cara. Anche a me morì un giorno una gattina. Si chiamava Carolina. Sono sicuro che c’è un posto anche per lei nel mistero di Cristo in paradiso. Ogni essere è una nota nella sinfonia dell’universo. Sentirsi parte di questa armonia universale dà le vertigini. Il Tutto cosmico non cancella la nostra identità, bensì le dà valore. Ogni essere vivente ha valore, uomo, animale o pianta. Anche le pietre vanno rispettate: contengono la storia della Terra.”
Ultimamente un altro caro amico sacerdote, Don Sergio Mercanzin, che conosceva bene Mario, mi ha detto: “Tutti i cristiani dovrebbero essere vegetariani.”
Ho chiesto a Don Sergio di continuare il mio articolo aggiungendo qualcosa.
***
Ci provo, ma hai scritto cose, così tante e così belle, sull’indimenticato e indimenticabile amico comune: Mario!
Ricordo un episodio della sua vita che mi ha raccontato lui stesso. Un giorno o una notte entrarono i ladri nella sua casa canonica e la svaligiarono di tutto. Non risparmiarono certo le sue antiche e amatissime icone greche e russe.
Specialmente per queste Don Mario provò un dolore immenso.
“Mia mamma, che viveva con me, tentò di consolarmi”, mi raccontò.
“Mario, disse, ti hanno rubato tutto, ma non la cosa più bella che il Signore ti ha dato.
Quale?, chiesi. Che quando parli, la gente resta con la bocca aperta!”.
Verissimo. Canciani era un comunicatore nato: comunicava con le parole, la mimica, i gesti, era capace di usare tutte le forme come omelie, conferenze, interviste e tutti i mezzi come radio, tv, libri, giornali e tutti i luoghi.
Ed era capace di amicizia con tutti. Un giorno organizzai la presentazione al pubblico e alla stampa del suo libro sulla VITA DOPO LA MORTE.
A presentarlo il suo amico Alberto Moravia, notoriamente agnostico, che disse qualcosa di umile e bello sul mistero della morte e dell’aldilà. Mistero di cui avrebbe fatto esperienza poche settimane dopo.
Per anni don Mario, rincorso da giornalisti di ogni orientamento, è stato onnipresente sui mezzi di comunicazione. Nella classifica dei migliori predicatori italiani, che qualche giornale ogni tanto stilava, era sempre in testa alla hit parade.
Papa Francesco ripete “non abbiate paura dell’amore e della tenerezza”. Don Mario l’ha anticipato di decenni: non aveva paura né dell’amore né della tenerezza, l’uno e l’altra davvero universali: per il mondo, gli animali, gli uomini. Con una preferenza chiara: i poveri.
Una donna, ancora giovane, si era ridotta a vivere in strada. Don Mario se ne prese cura con un amore e una tenerezza uniche. Si trattò di una autentica adozione. Quella donna divenne la sua … perpetua.
Negli ultimi anni don Mario sperimentò una profonda depressione, che un giorno confidò apertamente in un’intervista, umanissima e bellissima, a un grande quotidiano italiano.
Proprio lui, che della depressione degli altri era stato un grande medico. Soffrì di depressione ma mai di solitudine: fino alla fine gli era sempre accanto quella donna, che lui aveva raccolto dalla strada e che definiva “la mia consolazione”.
***
Caro Sergio…
Aggiungo. La depressione di Mario, secondo me era in gran parte dovuta al fatto di essere molto avanti rispetto ai tempi e alla situazione che si era creata nella Chiesa, aveva molti nemici che lo consideravano troppo strano e gli invidiavano il successo che aveva con le sue idee di compassione verso tutte le entità viventi. Io e te che l’abbiamo veramente conosciuto ed amato possiamo ricordarlo e portare avanti il suo discorso. Possiamo amare gli altri esseri umani ed anche tutte le altre entità senzienti.
Propongo un programma da fare insieme in suo onore: CIBO PER LA PACE.
Anche io conoscevo Moravia. Era stato in India ed aveva scritto un libro Idea dell’India.
Parlando con lui scoprii che era molto interessato alla spiritualità, come molti non aveva simpatia per rituali fini a se stessi e gerarchie autoritarie. Vedeva in Mario una persona onesta e di mente aperta. Possiamo dire chiaramente che Mario era proprio un cristiano. Non cercava di convertire, con me non ci ha mai provato ma creava, dal primo incontro, un’amicizia vera, spontanea e indimenticabile. Caro Sergio, tu mi ricordi lui.
Giorgio Cerquetti

In molti testi sacri, persino nella Bibbia, emerge un Gesù vegetariano Geremia
«In verità, io non parlai, né diedi comandi sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d’Egitto.» Geremia 7,22
«Se avessi fame non lo direi a te, poiché mio è l’universo e quanto contiene.
Mangio io forse la carne dei tori, o bevo il sangue dei capretti?» Salmo 50,12-13
«Non andate coi bevitori di vino, e nemmeno coi mangiatori di carne.» Spr. 23,20
Gesù di Nazaret parlò contro i sacrifici di animali
«Io sono venuto per abolire i sacrifici e se non smetterete di compierli, nemmeno l’ira di Dio (la legge di causa ed effetto) smetterà di colpirvi.»
Parole di Gesù citate da Epifanio, Panarion 3,16
«Io voglio misericordia e non sacrifici.»
Matteo. 9,13
«Non sta forse scritto che la Mia casa dovrà essere una casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di assassini.»
Gesù in Marco 11,17
Gli apostoli erano vegetariani
per sapere che cosa ha insegnato Gesù sul tema dell’amore per gli animali e riguardo ad un’alimentazione senza carne è utile conoscere come si sono comportati i suoi apostoli e discepoli. Antichi testi, che per ovvi motivi non sono stati inseriti nei canoni della Bibbia, riportano quanto segue:
Pietro
«Io vivo di pane e olive, ai quali aggiungo solo di rado una verdura.»
Omelie Clementine, XII,6; rec. VII, 6
Paolo
«Gesù mi ha comandato di non mangiare carne e di non bere vino, ma di consumare solo pane, acqua e frutti, per essere puro quando Egli vuole parlare con me.»
Toledoth Jeschu, Ed.Krauss, Berlino 1902, p. 113, Parole di Paolo
Matteo
«Matteo viveva di semi, frutti degli alberi e verdura, senza carne.»
Clemente Alessandrino, Pedagogo II,1-16
Giovanni
«Giovanni non ha mai assaggiato carne.»
Storico della Chiesa Hegesipp secondo Eusebio, Storia della Chiesa II, 2-3
Giacobbe
«Giacobbe, fratello del Signore, viveva di semi e piante e non toccava né carne, né vino.» Epistulae ad Faustum XXII,3
Esistono indicazioni provenienti anche da altri scritti antichi riguardo ad altri apostoli e discepoli che seguivano un’alimentazione vegetariana o vegana.
Anche i Padri della Chiesa ammonirono a non consumare la carne
I padri della Chiesa o gli scribi ecclesiastici conoscevano ancora le fonti degli scritti originari e li citavano. Molti di loro, a quei tempi, vissero nutrendosi in modo vegetariano/vegano e rinunciando alle bevande alcoliche oppu-re consigliarono di farlo. Da ciò si possono trarre informazioni su come si alimentavano i primi cristiani.
Giovanni Crisostomo riguardo ad un gruppo di cristiani che viveva in modo esemplare:
(354-407)
«Da loro non viene versato alcun rivolo di sangue; non viene macellata e fatta a pezzi la carne … Da loro non si sente l’odore terribile dei pasti a base di carne …; non si sentono rumori e baccano. Essi si cibano solo del pane che guadagnano con il loro lavoro e di acqua che viene offerta loro da una fonte pura. Se desiderano un pasto abbondante, le loro leccornie sono costituite da frutti e nel mangiarli provano un piacere più grande che ad essere seduti ad una tavola regale.»
Omelie, 69
Clemente Alessandrino
«Infatti, all’interno di una semplicità parsimoniosa non esiste forse una molteplicità di alimenti sani: verdura, radici, olive, erbe, latte, formaggio, frutta e ogni tipo di alimenti essiccati? Come alimenti vanno preferiti quelli che possono essere consumati direttamente, senza dover usare il fuoco, poiché sono sempre pronti e sono i più semplici. Per questo l’apostolo Matteo viveva di semi, frutti con la buccia dura e verdura, niente carne. E Giovanni, che esercitava la parsimonia nel grado più assoluto, mangiava germogli di foglie e miele selvatico. Credo comunque che i sacrifici cruenti siano stati inventati solo dalle persone che cercavano un pretesto per mangiare carne, cosa che avrebbero potuto fare anche senza questi obbrobri davanti a Dio.»
Clemente Alessandrino, Pedagogo II
Quinto Settimio Tertulliano
ca. 160-221
«Tertulliano si impegnò più volte per difendere i cristiani quando venivano incolpati di compiere sacrifici umani. “Come posso definire il fatto che crediate che noi siamo avidi di sangue umano, se sapete che consideriamo un obbrobrio già il sangue degli animali.»
Apol. Cap. 9; cit. da Robert Springer, p. 292
Gregorio di Nazianzo Padre della Chiesa (Cappadocia)
«Il seme di un buon padre di casa è però il buon grano con il quale fa il pane … L’ingordigia di pietanze a base di carne è un’ingiustizia abominevole e io desidero che aspiriate soprattutto alle cose che sono un nutrimento eterno per la vostra anima.»
Robert Springer, Enkarpa 1884
Girolamo
«E’ meglio che non mangi carne e non bevi vino. Infatti, il consumo di vino è ini-ziato con il mangiare carne, dopo il diluvio universale.»
«I cibi puri sono cibi preparati senza spargere sangue.
Con il Consiglio di Nicea del 325 d.C., indetto da Costantino, il Cristianesimo diventa la religione di riferimento dell’impero romano, ma attraverso questa operazione politica, realizzata al solo fine di rinsaldare il proprio potere secolare, la situazione cambia drasticamente. Entrando nel merito, Costantino si rende subito conto delle grandi differenze presenti all’interno del mondo Cristiano. Quindi, con un atto di forza impone la predominanza della Chiesa Cattolica Cristiana, che nel tempo era stata Canonizzata, basandosi sui Vangeli Sinottici, i quali in realtà sono successivi alla vita di Gesù, in particolar modo quello di Giovanni, che è poi stato quello più di riferimento, nei culti della Chiesa.
Il Vangelo Esseno della Pace consiglia di nutrirsi di frutta, cereali e ortaggi crudi. Questi alimenti possono essere definiti degli alimenti di luce, perché crescono attraverso l’azione degli Angeli dei quattro elementi, (che in sanscrito sono gli alimenti Sattvici per eccellenza).
Nel Vangelo Esseno, Gesù dice (citazioni varie):
”Non uccidete né uomini, né animali e neanche il cibo che entra nella vostra bocca. Perché se mangiate cibo vivente, quello stesso cibo vivificherà anche voi, ma se uccidete il vostro cibo, quello stesso cibo vi ucciderà. Quindi non mangiate nulla che sia stato distrutto dal fuoco, dal gelo o dall’acqua, ma mangiate solo alla mensa di Dio, che è la frutta degli alberi, il grano e le erbe dei campi, il latte degli animali e il miele delle api. Dunque mangiate per tutta la vita alla tavola di nostra Madre Terra e non vi mancherà nulla.

Silvia S. Mazzoleni Omelie clementine-legate ai testi apocrifi.

shantij

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