Karma, alimentazione e ruolo degli animali nel pensiero vedico di Stefano Momente’
Anche il cibarsi, come qualsiasi altra azione quotidiana, produce Karma. Karma significa, , azione. In base a questo concetto la condizione in cui un individuo rinasce nella vita successiva dipende dalle azioni che ha compiuto in quella precedente. Ciò significa che ogni azione che l’individuo compie nella vita attuale avrà delle ripercussioni nelle sue vite future. È un debito da pagare. O un credito da riscuotere. Dipende. Le sofferenze provocate in questa vita perpetuano il proprio incatenamento alla ruota di morti e rinascite. E l alimentazione è una delle maggiori cause di sofferenza, in quanto legata ad un bisogno primario. Il corpo umano è fisiologicamente progettato per nutrirsi di frutta, verdura, cereali e semi. Se mangiamo altre cose, per noi innaturali, come carne animale o sostanze tossiche e dannose, provochiamo una reazione negativa tanto più grande quanto più le sostanze che abbiamo introdotto nel nostro corpo causano o hanno causato sofferenza ad altri esseri. Facciamo un esempio. Gli animali posseggono un istinto più elevato del nostro e quando vengono portati nei mattatoi sentono avvicinarsi la fine. Questo provoca in loro sensazioni di terrore e dolore, che si tramutano in tossine rilasciate nel loro corpo. Quindi nella carne di cui molti si cibano. Un tale comportamento è totalmente contrario all ahimsa, alla non violenza. Provoca reazioni karmiche sotto forma di malattia e sofferenza, oltre ad altre e sicure conseguenze più o meno immediate. Il principio dell’ahimsa è basilare nel pensiero vedico. Tale dottrina prescrive di “non portare danno a nessun essere senziente, né fisicamente, né mentalmente, né verbalmente, né moralmente”. Serve altro ad un uomo per il proprio cammino spirituale? Direi proprio di no. Qualcuno potrebbe obiettare che i Veda prescrivono anche i sacrifici animali. In realtà tali riti sono consigliati dalle scritture solo in occasioni molto circostanziate. Al contrario, i Veda raccomandano una dieta strettamente vegetariana, in cui i vegetali sono visti come esseri viventi idonei a diventare cibo per l uomo, consentito dalla persona di Dio, a patto che questi gli vengano offerti con amore e devozione. Come Krishna afferma nella Bhagavad Gita: patram puspam phalam toyam, yo me bhaktya prayacchati, tad aham bhakty upahritam asnami prayatatmanah, “Se qualcuno Mi offre con devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell acqua, Io mangio con grande soddisfazione la sua offerta perché è fatta con amore.” Il pensiero vedico sostiene l’esistenza dell’anima. Secondo i Veda ci sono 8.400.000 diverse classificazioni di involucri materiali, creati appositamente per soddisfare tutti i desideri materiali immaginabili. Tra questi ci sono i corpi animali. Al loro interno è custodito l’individuo eterno, la scintilla divina, l’anima. Che li abbandona trascorso un certo periodo di tempo, essendo essi corruttibili, per assumerne altri. L’anima è eterna e la morte non la riguarda. La morte è solo un momento in cui essa lascia un corpo per assumerne un altro. L’involucro di arrivo dipende dalla maturazione dell’individuo: sono i meccanismi karmici a stabilire se l’anima salirà o meno nella scala evolutiva. Quindi gli animali hanno la stessa dignità di qualsiasi altra forma vivente. E l’uccisione di animali è considerata un delitto. Uccidere un uomo o uccidere un animale è la stessa cosa. Tutto questo è riportato nei Testi Sacri. La Manu Smriti, uno dei testi più antichi, afferma: “Non è possibile procurarsi la carne senza uccidere un essere vivente. E poiché l’uccisione di esseri viventi è contraria ai principi dell’ahimsa, bisogna astenersi dal consumare carne. Avendo ben considerato qual è origine dei cibi carnei e la crudeltà del macellare gli esseri incarnati, l’uomo deve astenersi completamente dal consumo di carne”. Nel Mahabharata si afferma che “il consumo di carne è un crimine, in cui ugualmente colpevoli sono coloro che permettono l’uccisione di animali, maneggiano gli animali stessi, acquistano, vendono, cucinano o servono la carne, oltre a quelli che la mangiano”. Nei Veda principali è scritto: “Chi persiste nel mangiare carne umana, carne di cavallo, di mucca o di altri animali, nonostante si sia cercato di dissuaderlo con altri mezzi, deve essere ucciso”. (Rig Veda, 10.87.16) “Non dovete usare il corpo che vi è dato da Dio per uccidere le creature di Dio, siano esse umane, animali o altro”. (Yajur Veda, 12.32) “Quelle anime nobili che praticano la meditazione e altre discipline yoga, che sono sempre attente e benevole verso tutti gli esseri, che proteggono tutti gli animali, sono i veri spiritualisti”. (Atharva Veda, 19.48.5) Un ultima cosa: gli Dei, nelle Sacre Scritture, si nutrivano di latte, yogurt, panna e burro. Allevavano mucche felici e si attaccavano direttamente alle loro mammelle per bere il prezioso nettare. Ma il latte che si trova oggi sul mercato non è più lo stesso. Gli allevamenti intensivi sono causa di indicibili sofferenze per gli animali che lo producono. E il latte prodotto, quindi, non è più raccomandabile secondo i principi vedici della religione (veridicità, compassione, pulizia e austerità).
La classificazione dell’uomo
Ogni animale si contraddistingue per il cibo che gli consente di vivere e crescere nel migliore dei modi. Operando una suddivisione per classi possiamo vedere che: I carnivori (vivono di carne): si distinguono per una struttura fisica predatoria (artigli, incisivi, canini e molari appuntiti), saliva acida, poche ghiandole salivari, mancanza della ptialina nella saliva (inutile se non si devono digerire amidi), lingua ruvida, mascelle con movimento solo verticale per lacerare e mordere, intestino corto (3 volte la lunghezza del proprio tronco) per eliminare la carne velocemente, secrezione gastrica fortemente acida (10 volte più abbondante rispetto ad un animale erbivoro) per digerire le abbondanti proteine, presenza dell uricasi (enzima che neutralizza l eccesso di acido urico), mancanza di pori sulla pelle (per evitare fenomeni di cristallizzazione dell acido urico e conseguenti artriti), attitudine allo scatto e alla potenza ma con scarsa resistenza, placenta di tipo zoniforme, stomaco di tipo semplice, urina acida. Gli erbivori (vivono di erbe e piante): si distinguono per una struttura forte ma non aggressiva, dentatura priva di veri incisivi superiori per addentare frutti e di canini per dilaniare, hanno invece molari adatti a triturare l erba, lingua liscia, mascella provvista anche di un movimento laterale, saliva alcalina e ricca di ptialina, intestino lungo fino a 20 volte il tronco, stomaco tripartito, una secrezione gastrica poco acida, placenta non caduca, urina alcalina. Gli onnivori (vivono di carne e vegetali): sono parenti stretti dei carnivori, in grado di adattarsi ad una dieta più varia ma dotati di molte caratteristiche fisiche dei carnivori stessi e di una buona dose di aggressività, hanno incisivi sviluppati, molari con piego, saliva acida, lingua liscia, placenta non caduca, l intestino lungo 10 volte il tronco, fondo dello stomaco arrotondato, una secrezione gastrica molto acida, urina acida. I frugivori (vivono di frutta e semi): hanno struttura fisica non offensiva, saliva alcalina, numerose ghiandole salivari, incisivi ben sviluppati, molari piatti, lingua liscia, intestino lungo circa 12 volte il tronco, stomaco con duodeno, secrezione gastrica poco acida, placenta di tipo discoidale, urina alcalina. L uomo: ha una struttura fisica non offensiva (unghie piatte, niente artigli), saliva alcalina e provvista di ptialina, numerose ghiandole salivari, lingua liscia, mandibole deboli e non pronunciate capaci anche di movimenti laterali, incisivi ben sviluppati, molari piatti, intestino lungo 12 volte il tronco, placenta di tipo discoidale, stomaco con duodeno, secrezione gastrica poco acida (circa 20 volte meno dei carnivori), assenza dell uricasi, ghiandole sudorifere diffuse in tutto il corpo, campo visivo ampio, stereoscopico e con visione dei colori, urina alcalina. Esaminando attentamente le varie classi possiamo renderci conto che l uomo non sembra rientrare né tra i carnivori, né tra gli erbivori ma tantomeno tra gli onnivori. Come natura costituzionale l uomo si può collocare invece tra i frugivori. Se consideriamo ad esempio la placenta, che il biologo inglese Thomas Henry Huxley (1824-1895) riteneva la migliore base per la classificazione della specie, l uomo è paragonabile ai frugivori. Inoltre ha una mano prensile come le scimmie e i roditori, adatta per afferrare e cogliere frutti e oggetti tondeggianti. Infine, la posizione della mandibola e della dentatura inferiore (rientrante rispetto alla dentatura superiore) è tipica dell uomo ma anche delle scimmie e degli animali vegetariani in genere.
Stefano Momentè Pres.Associazione Vegan -Assisi Meeting ‘L’Oriente incontra l’Occidente”