La terapia del soffio-Relazione di Federico Ballarin
Sono perfettamente consapevole che la mia storia ha dell’incredibile, ma non é piuttosto incredibile il modo in cui viviamo e creiamo la nostra realtà quotidiana ? Non é incredibile come consumiamola nostra vita inseguendo illusioni, sprecando il tempo e l’energia in attività inutili che non danno piacere a noi e nemmeno agli altri. Qualche moralista penserà che mi sto riferendo al divertimento ed al sesso, ma che ne dite dell’enorme quantità di materiali inquinanti che ogni giorno si continua a produrre e delle tonnellate di rifiuti tossici che poi girano come mine vaganti per mare e per terra ? Viviamo in un mondo in cui la tecnologia ha raggiunto livelli di sviluppo impensabili ed ipertrofici, ma milioni di esseri umani ancora muoiono di fame e sete. La salute sembrerebbe appannaggio dei soli paesi ricchi, se anche in questi non ci fosse un’incidenza elevata di malattie sempre più strane e difficilmente curabili, dalle varie forme tumorali al cosiddetto morbo di Alzheimer, che non risparmiano nemmeno i più ricchi tra i ricchi, nonostante questi abbiano a disposizione le cure mediche più avanzate. A volte la malattia e la guarigione stessa sembrano un mistero e si riesce appena ad intuirne quelle che sembrano essere le cause. A me é accaduto qualcosa di ancora più strano: sia la malattia che la guarigione mi sono state annunciate in un unico sogno. Era l’alba di un giorno di luglio, dieci anni fa, mi sveglio e ricordo un sogno molto vivido e chiaro: sono in un ashram in India ed un famoso Guru, che io avevo visto soltanto in un breve filmato anni prima, mi sorride e mi dice :Non ti preoccupare, io ti salverò… Non voglio dirvi il nome di questo Guru, che non ha senzaltro bisogno di pubblicità, per non influenzare la vostra opinione sul resto della storia. Quando si parla di un personaggio famoso tutti hanno da dire i loro pro e contro: io posso dire che gli sarò sempre grato per avermi trasmesso la forza di non cedere alla malattia. Quando ricordai il sogno, al risveglio, mi chiesi che bisogno avevo di essere salvato e da cosa. Stavo benissimo o per lo meno non avevo alcun sintomo di malattia, nemmeno un raffreddore. Da parecchi anni praticavo yoga e meditazione con un famoso Maestro tibetano, così mi domandai anche perché mai avessi sognato il Guru indiano e non il mio, con cui ero in contatto stretto. E’ proprio vero che le vie del Signore sono infinite, mentre noi, comuni mortali, siamo portati a pensare e a giudicare secondo i nostri limiti. Fatto sta che un mese dopo il sogno, mi ritrovai pienamente consapevole dell’impermanenza del mio stato di salute: non riuscivo quasi a parlare e deglutivo con dolore, la gola mi bruciava. Non era un semplice mal di gola: al pilastro della tonsilla sinistra si era formata un’escrescenza squamosa e verrucosa, delle dimensioni di un uovo di quaglia disse uno dei diversi medici che mi visitarono. Il malanno era resistente agli antibiotici e così mi venne fatta una biopsia per determinare la natura della cosa. All’ospedale di Mestre mi diagnosticarono un carcinoma e volevano operarmi subito. Io firmai il rifiuto del trattamento chirurgico: volevo provare a guarirmi secondo i miei principi. Nel frattempo feci analizzare lo stesso vetrino a Milano e la diagnosi dell’Istituto Nazionale Tumori fu papilloma. Quindi non ero solo io ad essere confuso, ma anche la scienza non era poi così certa sull’essere e il non essere. Provai con alcune terapie naturali presso un medico in cui avevo fiducia, ritirato in collina ed aiutandomi con la meditazione, ma la cosa continuava a crescere nella mia gola, lenta ma inesorabile. Nel frattempo un’amica pranoterapeuta mi diceva che era tutto mentale e di avere fiducia nel Guru indiano. In alcuni momenti mi sembrava di impazzire e non sapevo più cosa fare. Tornai a consulto a Milano, quasi convinto di farmi operare, ma cambiai idea quando mi dissero che forme come la mia presentavano un’alta casistica di recidività dopo la rimozione chirurgica. A quel punto decisi di andare in India, accompagnato dalla mia donna di allora e da alcuni sogni ed eventi di buon auspicio. Nel frattempo, in un centro spirituale situato in un paese che dista 40 chilometri dal posto in cui vivevo, un Maestro Zen giapponese, nonostante la veneranda età di ottantadue anni, decide anche lui di partire per l’India per andare a conoscere questo benedetto Guru. Perchè mai ? Che senso ha ? Considerate che il nome del Maestro Zen è Inoue Muhen e tradotto significa senza limiti. Vi risparmio un sacco di dettagli, che se vorrete potrete leggere nel libro che alla fine ho scritto anche per evitare la fatica di tornare a raccontare questa avventura, che comunque ogni volta mi fornisce nuovi spunti di riflessione. Ovviamente in India, io ed il Maestro Zen finiamo per alloggiare nello stesso albergo e lui decide di insegnare un metodo di guarigione che si chiama terapia del soffio. Io e la mia donna corriamo ad impararlo. Chiedo a Muhen se con il soffio riuscirò a guarire dalla cosa alla gola o dovrò operarmi: lui rimane un attimo in contemplazione, mi guarda e dice:non ci sarà bisogno di operazione chirurgica. Così é stato. Da quel giorno Elena, così si chiama la mia compagna di quei momenti difficili, mi soffiò ogni giorno per quindici, venti minuti, applicando il metodo che Muhen ci aveva insegnato. E la cosa nella gola cominciò a diminuire. Dopo tre mesi era rimasto un terzo del volume iniziale, poi si dissolse completamente. Il mio medico di base, che seguì il decorso completo da malattia a guarigione disse: incredibile. E’ evidente come l’interesse della classe medica sia stato nullo o scarso per un metodo così primordiale, poco scientifico e che inoltre richiede tempo e non può assicurare risultati certi. Io rintracciai il Maestro Inoue Muhen, che nel frattempo era tornato in Italia, ed iniziai ad organizzargli conferenze, trattando assieme a lui con il soffio e imposizione delle mani, le persone che venivano a chiederci aiuto. La sua presenza in casa mia era un toccasana naturale, una vibrazione sottile ricca di armonia. Una delle ultime volte che lo vidi, prima che si ritirasse in Francia, gli chiesi quando sarebbe tornato per insegnare ancora e curare. Lui mi disse non hai più bisogno di me, continua tu ora, insegna e pratica il soffio trovando la tua propria strada. Un Maestro Zen non lega mai l’allievo, lo libera. Se lo lega momentaneamente con l’impegno della pratica, è perchè impari a sciogliersi da solo da qualsiasi impedimento. Inoue Muhen ha lasciato le sue spoglie mortali il 16 ottobre del 2000 all’età di 91 anni. Credo che la sua vita sia una testimonianza di come si possa aiutare gli altri, coltivando contemporaneamente la nostra salute ed elevando il nostro spirito. Una delle peculiarità della terapia del soffio é che migliora la condizione psicofisica di chi la applica e di chi la riceve. Il soffiatore non si priva della propria energia, ma attinge, tramite una respirazione profonda, a quella cosmica e la incanala soffiando appropriatamente e ritmicamente sul corpo del paziente. Utilizzare questo metodo terapeutico aiuta a far circolare meglio la nostra energia e al contempo rilassa la nostra mente. Ricordo che osservando il Maestro Muhen mentre soffiava, notavo spesso che entrava in uno stato di rilassamento tale che sembrava quasi dormire. Ora, chi ha provato a soffiare una decina di minuti per la prima volta sa che occorre un certo impegno fisico e la dovuta attenzione al modo in cui si respira, oltre al fatto che quasi sempre si soffia stando seduti piegati sulle ginocchia, in una posizione che non per tutti é comoda. Eppure vi assicuro che man mano che si progredisce nell’applicazione del metodo, si riesce ad entrare in uno stato di presenza rilassata, che alcuni chiamerebbero trance vigile o leggera. In questo stato possono sorgere anche visioni interiori connesse alla terapia in atto. Tramite il soffio questo stato di rilassamento si trasmette anche al paziente, assieme ad un insieme di sensazioni di calore, benessere ed energia. Questo secondo la mia esperienza e secondo quanto mi riferiscono le persone che hanno ricevuto il soffio. Non crediate però che il soffio possa risolvere qualsiasi problema di salute, magari fosse così. Senza dubbio é molto utile per sciogliere stati di tensione psicofisica, contratture e dolori muscolari come il cosiddetto colpo della strega. Io spesso ho usato il soffio con successo per alleviare i dolori muscolari, risentimenti e contusioni, che i miei figli portano a casa dopo le partite di calcio. Certamente é utile anche per sbloccare raffreddori e trattare dolori nella zona dello stomaco e dell’intestino. Volutamente, non essendo un medico, mi astengo, sia in questa sede che quando applico trattamenti, dall’utilizzare termini diagnostici quali gastriti, duodeniti o altro. Non mi compete fare diagnosi, né tantomeno pretendo di curare qualcuno. Soffio amorevolmente per alleviare dolori e tensioni, facendo in modo che chi mi chiede aiuto ritrovi nel rilassamento il proprio benessere e l’energia per autoguarirsi. A volte accade, soprattutto quando la persona ha anche voglia di imparare a respirare ed a gestire le proprie emozioni tramite la meditazione. La prima cosa che osservo in una persona é come respira. Poi cerco di fare in modo che si renda conto lei stessa di come sta respirando, visto che in generale siamo talmente prigionieri dei nostri pensieri da arrivare a dimenticare che abbiamo un corpo e che questo corpo ha bisogno di ossigeno. Sotto l’effetto di preoccupazioni ed ansie, capita di trattenere il respiro involontariamente, cosa molto differente dal trattenere il respiro in modo appropriato e consapevole. Quando lo tratteniamo senza accorgercene, sotto la pressione di emozioni negative, provochiamo disturbi al fluire dell’energia nel nostro corpo. Questi disturbi poi si manifestano sotto forma di sintomi dolorosi di cui cerchiamo la causa, magari attribuendola a qualche virus, mentre siamo noi che abbiamo creato i nostri problemi. Se mettessimo un pò di attenzione nell’osservare come funziona la nostra respirazione, scopriremmo che dipende soprattutto dal nostro stato emotivo e psichico. Questi tre aspetti sono strettamente correlati e la chiave che li regola é la presenza mentale. Per questo motivo cerco di insegnare come sviluppare la presenza mentale sia a chi vuole imparar la tecnica del soffio, sia a chi sta cercando una via di autoguarigione. Tutti gli insegnamenti spirituali ci insegnano che la causa principale delle malattie e dei disturbi fisici e psichici risiede nel nostro comportamento. Non é questione di colpa o peccato, ma siamo responsabili delle nostre azioni, delle nostre emozioni e dei nostri pensieri. Siamo responsabili di cosa e come mangiamo, di come ci procuriamo da vivere, di come e quanto dormiamo, del peso che diamo agli avvenimenti della nostra vita, delle relazioni che abbiamo con gli altri nel bene e nel male, dei nostri piaceri e delle nostre sofferenze. Ognuno é responsabile per se stesso e per quello che intenzionalmente causa agli altri. Questo é ciò che significa il tanto abusato termine karma, la cui traduzione é azione. Anche quando si pratica il soffio a qualcun altro, la prima cosa che vi deve essere nella mente di chi soffia é l’intenzione di aiutare la persona che si sta trattando. Il soffio é una tecnica terapeutica che porta ad una profonda empatia tra chi soffia e chi viene soffiato. Il calore, il suono del respiro ritmico, la sensazione di rilassamento e benessere che man mano si diffonde nel corpo di chi riceve il soffio, trasmettono energia e sbloccano emozioni che possono diventare di grande aiuto nel percorso di autoguarigione del paziente. Per soffiare nel modo migliore bisogna essere presenti e rilassati rispetto a tutto quello che sta accadendo sulla scena terapeutica, compresi noi stessi. In questo senso si può dire che anche il momento della terapia diventa un’occasione di pratica meditativa, secondo l’essenza della tradizione Zen. Quando respiri, respira; quando soffi, soffia; quando vieni soffiato, lascia andare. Hai mai visto i rami di un albero irrigidirsi nel vento ?
Federico Ballarin é nato a Venezia, dove si é laureato in filosofia con una tesi sulla psicologia della comunicazione. Studioso di tradizioni spirituali ed insegnamenti esoterici, pratica ed insegna terapia del soffio, yoga, qi gong, danza sciamanica ed altre tecniche di autorealizzazione e guarigione. Nell’ottobre di questanno é uscita la seconda edizione del suo libro La terapia del soffio (Edizioni Mediterranee). Lo si può contattare scrivendo all’indirizzo e-mail : federicoballarin@yahoo.it o telefonando al 328 3130957.
PS:Il maestro spirituale indiano e’ Sai Baba