L’Insegnamento dei valori umani nelle scuole di Sai Baba
L’INSEGNAMENTO DEI VALORI UMANI
nelle Scuole di sss BABA In India
Relazione del Prof. Giuseppe Tartara al Meeting di Assisi del 14 settembre 2002, promosso dal Mandir della Pace
Stiamo vivendo l’Era tecnologica in cui il Regno di Dio diventa il Regno dell’Uomo. Lo sviluppo delle scienze e della tecnica, la rivoluzione industriale e sociale diventano la contraffazione della Novità annunciata all’uomo come salvezza (Lc 2, 10): il Battesimo non ha più ragione di esistere perché il peccato è stato cancellato, e invece la Tecnologia ha ragione di esistere e continuare perché va considerata la miracolosa salvezza dell’uomo: porta le vaccinazioni che aumentano la difesa immunitarie, il telefono che abolisce le distanze, la televisione che rende partecipi sull’istante agli eventi del giorno, il processo industriale che scopre nelle energie latenti del lavoro ricchezza e tempo libero, la energia nucleare come unica fonte energetica senza emissione di carbonio (Burton Richter, Nobel per la Fisica nel 1976).
La Tecnologia può essere considerata il Deus ex machina come nella tragedia greca, quando la storia s’impigliava nella macchinosa complessità della psiche umana e i meccanismi facevano scendere dall’alto il dio della salvezza; può essere considerata il Vitello d’oro come nella follia del deserto, quando una massa di schiavi s’impegnava a diventare popolo per vie autonome, senza Dio. Il mondo moderno sedotto dal fascino della tecnologia contraffà l’annuncio della novità salvifica Cristiana. La tecnologia applicata da Gesù fu di prendere su di sé il peccato e, morendo sulla croce, come scrive Paolo (Rm 6,4), cancellarlo. Dunque non è più peccato e, con lo svuotamento magico del peccato, non è più possibile prendere sul serio il male. L’attesa del ritorno è delusa dalla storia che decreta la Sconfitta di Dio (4). L’uomo di oggi che vuol vivere la novità tutta nel presente, senza scrupoli, anche con l’accelerazione della tecnologia, torna a ripetere che la salvezza viene dalla macchina, che il benessere e la felicità cui aspira fin da principio viene dal vitello d’oro, dalla ricchezza, dalla libertà.
Sembra casuale che le scienze umane dopo aver caratterizzato l’uomo in base all’uso degli utensili (homo faber), all’uso del cervello (homo sapiens), al possesso del linguaggio (homo loquens), alla coscienza della morte (homo moriens), invece di tenerlo in tensione sul problema della vita lanciato nel futuro, lo richiudano in se stesso, lo ritornino all’homo faber, al tecnologo come in un ciclo di morte. Siamo, in effetti, in un’era nuova; è l’Età dell’Acquario che segna l’apertura delle menti a cose nuove per le quali fino a ieri l’uomo non ha saputo aprire gli occhi. In quest’avventura prende senso sia la presenza di sss Baba in mezzo all’umanità e sia l’insegnamento come Maestro.
Maestri, Studenti! Se l’uomo vuole progredire, se vuole raggiungere la salvezza ha bisogno di conoscenza e di austerità. La conoscenza che vi porterà più velocemente verso questa nuova Era è di due specie: quella relativa al mondo esterno, quella relativa al mondo interiore. La prima vi permette di guadagnare la vita, la seconda di capirne il significato. Mi chiederete quale sia la vera conoscenza. Vi rispondo che non si può chiamare vera conoscenza quella data col tipo di educazione che ricevete oggi nella scuola e nelle università.
Quest’educazione vi aiuterà a vivere decorosamente, dallo spazzino fino a Primo Ministro; tutti lavorano per vivere. Ci sarà differenza nella posizione e nel ceto, ma tutto ciò che faranno sarà connesso con il mondo materiale. La conoscenza di Dio porta invece l’uomo alla sua destinazione finale (1).
L’uomo occidentale, mal interpretando la rivelazione cristiana, ha perso di vista la sua natura di radice Divina, libera, non imperfetta. Ciò che è imperfetto è la nostra capacità visiva, la nostra incapacità nel riconoscere la Verità. L’uomo ha la possibilità, anzi il dovere, di raggiungere la perfezione di Dio. Non è una bestemmia. Non si tratta neppure di un’altra filosofia piuttosto di una liberazione totale che rende possibile l’Avvento del Regno. Questo il programma educativo di S.Baba (3)
COME SAI BABA INTENDE LA SCUOLA
In gran parte del mondo sono in atto processi di riforma e, talvolta, di radicale ripensamento dei sistemi educativi. Questo interrogarsi sulla scuola va ben oltre la riconsiderazione di alcune condizioni di fatto; suggerisce l’idea che oggi si sia offuscata la cognizione del valore, della funzione, della finalità della scuola. I giovani che erano arrivati a considerare la scuola come un male necessario, ora la subiscono come un male, e per giunta inutile, di fronte al quale è giusto ribellarsi. (2)
A quest’era tecnologica Sai Baba dà una risposta radicale. Gli scambi culturali e le rapide comunicazioni, che rendono evidente l’interdipendenza tra le persone, chiedono che l’uomo dimostri, sempre di più, di essere l’erede della ricchezza morale dell’intera umanità, rappresentata da quei valori che sono il denominatore comune di tutte le tradizioni religiose, culturali, etiche, filosofiche e giuridiche nel mondo. I valori di base sono: la verità, la rettitudine, l’amore, la pace, la non-violenza. Coltivarli significa gettare le fondamenta per la costruzione dell’uomo nelle cinque componenti strutturali: fisica (faber), intellettuale (sapiens), emotiva e psichica (loquens), spirituale (vivens / moriens).
Questo è l’impegno della scuola impostata da sss Baba, per la formazione del carattere e della personalità della gioventù indiana. L’educazione attuale mira a fare dello studente un capo di famiglia e un cittadino, non gli dà il segreto di una vita felice (1). Con queste parole Sai Baba pone l’accento sul vero significato dell’educazione che è far giungere alla felicità. Ogni essere, a qualsiasi razza appartenga, qualunque fede professi, desidera essere felice. Ma la felicità non è, come può dire un pessimista, la cessazione di un dolore, il conseguimento di benessere materiale. La voce di Sai Baba si leva per dire che l’uomo è in sé beatitudine, che il bisogno di felicità viene da un duplice stimolo: l’imprinting, che riguarda la dimensione interiore, e l’expressing, che è quella esteriore. Per questo l’uomo, dalla giovinezza alla vecchiaia, in modo permanente, ha bisogno di educazione per capire che l’erudizione, la ricchezza, il potere, la condizione economica sociale elargiscono unicamente gioie, piaceri, glorie terrene. La felicità è il frutto dello sviluppo dell’interiorità. La formazione è richiamare tutti al proprio dovere, è insegnarci che la strada per la felicità non sarà giusta se non porta al rispetto, all’amore, alla coscienza del proprio dovere, cioè ai valori umani.
Sai Baba non crea quindi scuole ad esclusivo scopo religioso, ma il suo impegno è di elevare tutti alla vita spirituale. L’istruzione è un’attività cui dedica tutto se stesso al punto di sentire i ragazzi Sue creature. È venuto principalmente per loro che rappresentano il futuro. Occorreranno alcuni anni prima che il suo compito venga attuato, si scriveva negli anni 70. Già allora l’Organizzazione, contava più di 15.000 unità in 64 Paesi. I bambini fra i 5 e i 14 anni che frequentavano i Bal Vikas superavano i 40.000 e le maestre che si prendevano cura di loro erano 2.000. (3)
Non è però dell’Organizzazione che intendo parlare, piuttosto dello spirito di base di queste scuole. Il cambiamento che Sai Baba sta apportando potrà apparire ancora lento ma è profondo perché il suo aspetto sottile mira al Carattere della persona e all’Amore universale. Insiste, cioè poggia l’insegnamento, su questi due aspetti importanti. Per la realizzazione usa pratiche spirituali come la meditazione, la preghiera di ringraziamento e di lode, che dirigono la mente lontano da pensieri futili, se non malvagi. Sono pratiche spirituali che aiutano a formare il carattere che, di per sé, non ha alcun valore se privo dell’elemento essenziale: l’Amore. Basterebbe riudire alcune parole rivolte da Sai Baba agli studenti dei suoi Colleges, collegati all’Università di Bangalore:
La responsabilità di un radioso domani è vostra! La vostra permanenza qui non ha alcun senso se non mettete in pratica quanto avete appreso. L’obiettivo di questa educazione è di darvi la capacità di diventare indipendenti permettendovi di liberarvi da schiavitù, sotto ogni punto di vista. Se l’uomo perde la capacità del sacrificio, del comportamento altruistico, l’educazione che ha ricevuto sarà completamente inutile. E sarà triste il destino della società fino a quando seguirà un ideale di prosperità economica e non di felicità della comunità. Ricordate! La disciplina e l’amore sono le cose più importanti.
Sai Baba consiglia, e con insistenza, i suoi studenti a meditare sulle cose necessarie per raggiungere le tre supreme di Tennyson: Self reverence (Rispetto di sé),Self knowledge (Conoscenza di sé), Self control (Controllo di sé). La scuola di Sai Baba rappresenta l’India di domani. È un sistema educativo che mira ad una duplice trasformazione. Vuole addestrare l’individuo al processo di autocultura creativa, costruire una società basata sulla collaborazione e sull’amore. Quello che conta è il carattere morale degli uomini che la costruiscono, guidati meno dalla ragione e più da una personalità che riveli l’anima umana e lo spirituale che affiora con la sua eternità, con l’unica lingua nella quale il divino può efficacemente comunicarsi a noi.
la formazione del carattere
Il fine della saggezza è la libertà, il fine della cultura è la perfezione, il fine della conoscenza è l’amore, il fine dell’educazione è il carattere: l’impronta che sulle monete dà valore. Esprime l’impegno a dar senso alla propria personalità, parola in cui è colata, come un tutto, la nozione di persona insieme con la forza che le è donata per costruire se stessi, dare il volto dell’uomo che dentro si agita per uscire allo scoperto e farsi individuare nel suo molteplice, e non sempre chiaro, apparire, e con le doti di cui il Darma l’ha nutrito.
Invita a trovare quella forza che fa uscire dall’impasto caotico della vita e dire finalmente che il caos si è fatto ordine. Nel monologo scoprire che una cosa è considerare la vita come dono in gestione, alle dipendenze di un padrone cui rendere conto, altra cosa considerare la vita come bene di proprietà e valutarne il senso, la ricchezza, la potenza creativa. Nel primo caso penso un percorso che sfrutti al meglio le potenzialità del mio essere e soddisfi chi me l’ha donata. Nel secondo capisco che la vita è un bene, pur complicato, contraddittorio, diviso, ma su cui compiere il miracolo della unificazione, compiere la transustanziazione, passare dall’esistenza-ombra, all’esistenza-immagine, capire e trascendere nel carattere la loro significativa unità, superare lo stato di dualità che continua a perseguitarci, e raggiungere la pace.
La purezza del pensiero è indispensabile per snidare le apparenze. La forza della volontà è indispensabile nel lavoro da iniziare con prontezza, continuare con pazienza, terminare con perseveranza. Il senso della virtù è indispensabile per dare consistenza alla figura dell’uomo che è in ognuno di noi e chiama di essere messo in luce per un mondo di domani, meglio di ieri, migliore di oggi.
Quando affermiamo che questo carattere deve essere formato, che con esso non si nasce, che esige un tirocinio lungo e snervante prima che la gente possa dire che ne siamo dotati, uccidiamo il carattere, creiamo dei surrogati, venduti vuoti, astratti. I tratti riconoscibili, la folla di qualità che impegnavano al dover essere quello che la natura ci aveva dato in consegna, si sono dovuti trovare un’altra casa. Sono finiti nell’inconscio del ventesimo secolo sotto forma di complessi associati a sindromi o di sintomi autonomi liberamente fluttuanti. In anni più recenti si sono attaccati ai geni. La caduta dal cielo alla terra, la migrazione dal centro alla periferia spiegano come il ritorno del carattere dalla morale alla filosofia passi per la psicoanalisi, dove l’Ego è la parola principe e la psicologia il luogo del suo esilio (6).
Sai Baba dice che, indubbiamente, s’incontrano disarmonie nel comportamento, soprattutto dei giovani, scattate, dalla mente e dal corpo a diversi livelli. A livello fisiologico, quando l’attività motoria è antagonista all’attività di pensiero, quando l’ansietà manifesta irritabilità, quando gli ormoni si sviluppano prima che la persona abbia stabilità mentale, quando la pubertà rende aggressivi fuori del controllo delle facoltà morali. A livello emotivo, per le sensazioni di paura, di collera, di depressione che trasferiscono emozioni dalla mente al corpo, offuscando la percezione, indebolendo la memoria, frenando la spontaneità, rallentando i riflessi. A livello mentale, se l’attività di pensiero eccede sull’attività fisica, se la testa sui libri fa dimenticare i muscoli e il loro sviluppo, se l’eccesso dell’erudizione non aiuta ad affrontare le difficoltà della vita. A livello psichico, quando affiorano dall’inconscio problemi e disarmonie che possono essere risolti solo grazie alla dimensione spirituale.
I rimedi per queste disarmonie che impediscono alla persona di dare il meglio di sé e sviluppare integralmente la propria personalità, si trovano nell’educazione, nella corretta impostazione e applicazione dei Valori umani. Naturalmente i valori non possono essere imposti, ma devono essere aiutati ad affiorare dall’interno dell’individuo. Un bambino che ha fatto l’esperienza diretta della calma interiore sa benissimo ciò che significa, molto più di cento discorsi sulla calma fatti dagli adulti. Grazie ai valori impara a conoscere se stesso, a non disperdere energie in sensi di colpa e autocommiserazione inutili, a considerare ogni situazione un’occasione per apprendere qualcosa di nuovo, ad assumere atteggiamenti positivi di fronte al mondo che cambia, a costruire il proprio carattere nel contesto di un mondo popolato di province, regni, città, e non di uomini, ma che attendono la sua rivelazione per esserlo.
la forza e il senso dell’Amore
È indispensabile per rivelare il senso della giustizia, della non violenza, della tolleranza, dell’aiuto al prossimo, che sono la base della vita sociale. È la virtù, nel doppio senso di capacità e forza, che aiuta ad espandere la coscienza in modo da influenzare positivamente il rapporto con gli altri, favorendo l’integrazione nella società e la traslazione efficace del carattere.
Quest’attitudine aiuta a capire che i valori vengono da dentro e non provengono dall’esterno. La vita piena di alti e bassi può diventare, per un uomo debole, faticosa, ma non per un uomo forte. Per lui ogni ascesa è una gioia e ogni discesa un gioco. È solo una questione di carattere, cioè di perfetta armonia tra corpo, mente ed emozioni che possiamo raggiungere un senso d’integrità morale e personale, nutrito d’amore.
Grazie a questo sublime equilibrio è possibile conseguire quello stato di grazia tanto difficile da ottenere nella vita odierna che ha dimenticato la spiritualità, intesa però non nel senso religioso tradizionale, ma nel senso della tradizione mistica orientale che collega lo spirito al libero flusso delle energie cosmiche. (5) Valore è tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. I valori umani sono: la verità, l’azione giusta, la pace, l’amore, la non-violenza. Sono comprensivi di tutti valori e costituiscono per sss Baba le categorie del carattere, i paradigmi della vita e la via efficace dell’amore.
– L’onestà, l’obbedienza, la disciplina, il perdono, l’affetto, la tolleranza, l’umiltà ecc. sono valori che danno senso alla vita e costruiscono il valore base della verità.
– A quelle virtù si associano l’obbedienza, il dovere, la pulizia, la puntualità, che sono descrittive della rettitudine, la giusta condotta
– Nella vita di relazione, sotto forma di gentilezza, simpatia, amicizia, patriottismo, devozione, affetto, carità, pietà, empatia, umanità, misericordia, esiste l’amore
– Frutto della disciplina, dell’autocontrollo, della concentrazione, dell’integrità, dell’armonia, è sostanzialmente la pace
– Radice della compassione, comprensione, altruismo, responsabilità, difesa, bontà, clemenza, indulgenza, protezione, è la non-violenza.
Sono paradigmi applicabili universalmente. Tutte le religioni, tutte le ideologie raccomandano di seguirli. La loro manifestazione in parole, pensieri ed opere caratterizzano l’essere umano nel suo comportamento sociale. Coltivarli è la vera educazione alla civiltà.
Nell’uomo distinguiamo cinque aspetti della personalità legati ai cinque valori: a) l’aspetto fisico relativo al corpo e all’azione, b) l’aspetto intellettuale relativo all’intelligenza e all’intuito per scoprire la verità, c) l’aspetto emotivo riferito alla mente e alle sue qualità per ottenere la pace, d) l’aspetto psichico, il centro dal quale s’irradia l’energia che è l’amore in tutti i suoi aspetti, dal più basso (l’attaccamento), al più elevato (l’amore universale), e) l’aspetto spirituale, ovvero la perfezione latente che si esprime nella non-violenza nel pensiero e nella parola. La pratica di queste categorie conduce all’armonizzazione dei vari aspetti della personalità umana e al suo integrale sviluppo. Con l’azione giusta si mantiene il corpo sano e possiamo trascorrere la vita con profitto e intima soddisfazione. Con la verità si sviluppa l’intelligenza e si ottiene la conoscenza del mondo fisico e di quello metafisico mediante l’intuizione. Con la pace si equilibrano le emozioni. Con l’amore si espande l’energia potenziale. Con la non violenza si manifesta lo spirito dell’uomo.
I VALORI UMANI, PERFEZIONE DELLA VITA
Per trovare in noi stessi i cinque valori umani: la verità, la retta azione, l’amore, la pace, la non-violenza, gli strumenti a nostra disposizione sono: corpo, intelletto, mente, psiche e spirito. Il corpo è fatto per l’azione giusta; l’intelletto serve per trovare la verità attraverso la ricerca e lo sviluppo delle facoltà intuitive; la mente serve per equilibrare le emozioni dovute alla sua peculiare struttura; la psiche o l’anima è il centro dell’energia che è amore; lo spirito che è la causa di tutto, rappresenta l’amore universale, la non-violenza. L’amore nel pensiero è verità. L’amore nell’azione è giustizia, l’amore nei sentimenti è pace, l’amore nella comprensione è non-violenza. Il processo dura tutta la vita.
Ciò che la natura umana vuol sapere circa la natura umana non è quale catena evolutiva conduca dalle più remote origini all’adesso immediato. Noi vogliamo capire che senso ha avere degli anni, che valore passarli invecchiando; non certo per dare anni alla vita, ma vita agli anni. È questa una crisi che presto o tardi coinvolge tutti. E la domanda che nasce è:Rispetto a ciò che realmente dobbiamo essere, a che punto siamo? Questa diffusa sindrome riguarda non tanto la metà dell’arco della vita, quanto la crisi centrale della natura di una persona; non tanto il fatto di diventare vecchio, quanto il fatto di essere ancora troppo giovane, nel senso di immaturo; ci angoscia non tanto la perdita delle capacità, quanto la perdita delle illusioni; vogliamo essere capaci di andare incontro ad una vecchiaia serena, sazia di anni e di risposte.
Sai Baba ci fa da Maestro non solo nella gioventù ma anche in questi momenti della vita. Guardando in modo critico il prolungamento sentimentale dell’adolescenza, scopriamo che è proprio la proiezione dell’adolescenza a impedirci di essere nel mezzo della nostra vita. Le risposte che troviamo a metà della vita riflettono più che altro le nostre paure, la nostra incapacità o insufficienza di costruire tempestivamente delle risposte agli interrogativi della vita. La nostra realtà di esseri viventi e pensanti precede le nostre spiegazioni su come viviamo e pensiamo. Sai Baba ci educa ad un approccio psicologico alla vecchiaia che, dovendo saper rispondere sul senso della vita, e sul come viverla, deve attenersi a quest’impostazione.
La scuola di sss Baba insiste sull’educazione ai Valori umani, a quei Valori umani basici che unici danno senso alla vita, fin dai primi anni d’età. Il programma della nostra vita non è di superare gli altri, ma noi stessi. L’educazione guida all’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il carattere (6). Se l’idea dell’anima (anche se non riusciamo a spiegarcela) ha il primo posto nella nostra scala di valori, le idee dovrebbero essere in accordo con il nostro sistema di valori e scoprire l’anima che ha dentro.(5)
Studenti, fin dall’inizio concentratevi sullo studio e sviluppate delle buone abitudini e la disciplina, in modo da poter trarre il massimo vantaggio dalle opportunità che vi sono offerte dall’università. I docenti non compiano il loro dovere per un semplice fine remunerativo, e gli studenti non considerino i loro studi esclusivamente come mezzi per procurarsi una posizione lavorativa. L’istruzione deve rendere autonomi e deve preparare ad affrontare le sfide della vita. Muniti di fede in Dio e conducendo vita all’insegna della rettitudine, dovete trasformarvi in autentici cittadini dell’India. La disciplina e le regole che osservate ora nell’istituto vi saranno di vantaggio per tutta la vita. Preparatevi a servire la società e attiratevi la grazia di Dio, giacché essa è ls più grande benedizione fra tutti i successi che si possono conseguire nel mondo (Prashanti Nilayan, 16 giugno 1983), Inaugurazione dell’Anno Accademico, Auditorium S.S.Sai Institute of the Higher Learning) (8)
Il fine dell’educazione, ripete ancora sss Baba, è la formazione del carattere e la pratica dell’amore, non la conoscenza dei libri. L’educazione dovrebbe essere considerata come una preparazione graduale alla vita nella sua totalità e non limitarsi a semplici esercizi di memorizzazione. Per carattere noi intendiamo tutte le virtù potenziali insite nell’essere umano, come la pazienza, la tolleranza, la compassione, l’umiltà, l’integrità. I valori umani sono la vera ricchezza di una società e sono potenzialmente presenti nel cuore di ciascun uomo, e si manifestano nell’amore. Il processo educativo è dunque il processo che permette l’esplicitarsi della perfezione latente nell’uomo. Troppo spesso nei sistemi educativi si dimentica quest’unità di base si sottolineano invece le differenze, e si perde il senso della vita.
Ecco allora un’antologia dei pensieri di sss Baba sul senso dei valori umani. (9)
LA VERITÀ
È il primo e fondamentale principio della vita. Senza verità la vita stessa non può essere, la verità è il respiro stesso delle creature. Questo principio non è definibile a parole, ma è sperimentabile dall uomo con le parole e con l’azione. Si suole affermare che esistono due tipi di verità: una verità percepibile con i nostri cinque sensi, ed è quella che noi vediamo, tocchiamo, ascoltiamo, sentiamo e gustiamo. Un altra verità è invece quella che non percepiamo con i sensi e i loro organi, bensì con il cuore, sede dei nostri sentimenti. La prima è soggettiva, la sua stessa soggettività dipende dai sensi: non è permanente, è mutabile con la mutabilità e le condizioni dei sensi. È ciò che definiamo vero. Un esempio è dato dal nostro stesso corpo il quale nasce, cresce, declina e muore, e perciò non è permanente.
La seconda è oggettiva, cioè percepibile dal nostro cuore: è permanente e immutabile, non è toccata dal passaggio del tempo. Un esempio è dato dal concetto di umanità cui si ricollegano tutti i principi che sostengono la vita: la giustizia, la moralità, la compassione, l’umiltà, la tolleranza e altri. Questi rappresentano i componenti della verità e risiedono in permanenza nell’uomo rappresentando i mezzi necessari alla sua perfezione. L’umanità dell uomo è la sua verità. È dunque dal cuore che nasce la verità; dal cuore dove passa ogni processo formativo dell’ uomo. La verità abita nel cuore dell’uomo e chi conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che abita in lui? (1 Co 2, 11). Gli occhi vedono, ma ciò che vedono è apparenza; gli orecchi odono, ma ciò che odono è suono. La verità è sotto il velo, come i colori nella luce. La verità è dentro il suono, come il pensiero. Interessi, affetti ed emozioni sono spesso la maschera del cuore.
La verità non è mai una formula astratta o il finale di un ragionamento logico. È un’esperienza vitale, un incontro con il senso definitivo delle cose; le formule, momento attivo del nostro lobo destro, vengono dopo. Il senso delle cose è come le ho vissute, come dovevo viverle. Quindi la verità è chiusa in me; ha le sue ore, le conosce e le attende, a differenza di qualche impaziente paladino. Non è merce che vada fuori corso o si svilisca; bisogna lasciarle il tempo di gettare le sue radici, e prendere luce. La verità è come mi sono realizzato, come ho rispettato la formula uomo che è dentro di me e che attende i miei sforzi per divenirlo. È dono gratuito di Dio. Lo si riceve, conserva e annuncia, soffrendo; non è appannaggio né del genio, né delle istituzioni.
Lo Spirito è verità, colta con la Meditazione e la Preghiera. Il cuore puro è il miglior specchio per rifletterla, e tutte le discipline spirituali mirano alla sua purificazione. (sss Baba Diario 6-7 Febbraio)
Il falso e la menzogna portano sofferenza e miseria
Il falso e la menzogna invece sono il contrario della verità perché il loro scopo non si fonda sull’amore, ma sull egoismo e sul desiderio di fare del male a qualcuno. Essi sono contrari alla natura umana e con essi l uomo degrada se stesso a livello della bestia o del subumano tradendo la sua genuina origine. Ogni azione è seguita da una reazione proporzionata e della stessa natura dell’azione che l ha prodotta. Se le parole non sono soffuse di verità, di amore e dicono il falso, la conseguenza inevitabile sarà la sofferenza e la miseria morale e materiale. Tra i cinque valori umani di base, la verità è il primo, senza di esso gli altri valori non potrebbero esistere. Una volta conosciuta la verità si scoprirà la nostra interdipendenza con tutto e tutti, perché la nostra verità è una con quella di ciascuno, e realizza il principio della fratellanza umana.
LA RETTA AZIONE
L azione è un prodotto del pensiero. La verità in azione è rettitudine. Questo principio fa parte della natura umana ed è essenziale mezzo di perfezione dell uomo. L’azione è indispensabile all uomo per vivere; anche chi è pigro e non vuole fare niente compie un’azione: quella di rimanere pigro. Il solo fatto di respirare, mangiare e digerire è in sé un lavoro che il corpo affronta ogni giorno. Gli strumenti dell’azione sono gli organi di senso guidati dalla nostra mente.
La nostra mente è la sede dei pensieri e quindi il pensiero è il fondamento per ogni azione. Quando il pensiero è collegato al desiderio e da esso ispirato l’azione non sarà retta, ma essenzialmente egoistica e quindi contraria alla vera natura dell’uomo. Ma se il pensiero è prodotto dalla nostra volontà che ha come sostegno la verità, allora avremo l’azione giusta. Con tale azione l’uomo eleva se stesso e con l’esempio contribuisce a elevare anche i propri simili e la società in cui vive. Quindi la vera ricchezza dell’ uomo è il suo comportamento retto, in sintonia con le leggi dell’ Universo basate sulla verità, in altre parole, con la Coscienza Universale.
Tempo e luogo per l’azione giusta
Lo constata anche Paolo: Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla rettitudine, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ciò scriveva l’Apostolo Paolo a Timoteo, suo figlio spirituale, quando gli spedì la seconda lettera pastorale.(2 Tim 3, 16) Sono idee che da un lato ispirano l’organizzazione del culto nelle sinagoghe, ma dall’altro permettono l’evoluzione e il progresso di una fede viva che viene dall’ascoltare l’infusione e l’effusione dello spirito.
Ogni segno scritto, in tutti i libri sacri, parla con la sua voce, dice quel dice, ma sotto ha di più. Non è un insieme di eterni principi universali approvati e definiti ex cathedra, da avere sempre presenti e praticare se toccano l’etica. È una parola rivolta a me nell’infinita ricchezza delle sue interpretazioni. Ha la dimensione aggiunta dello spirito che mi parla, che comincia ad essere presente per me, quando l’afferro o, meglio, quando ne sono afferrato.
L’azione giusta è quella che si svolge secondo tempi, modi e luoghi giusti. Essa è connessa con il ruolo e lo stato sociale di ciascun individuo. Ad esempio il padre di famiglia dovrà comportarsi in un certo modo secondo la sua etica; il soldato dovrà seguire il suo codice di condotta;lo studente dovrà conformare la sua azione al suo stato che è quello di dedicarsi interamente allo studio e di fare felici i genitori i che lo hanno allevato e fatto studiare.
Se lo studente si occupa di cose estranee al suo stato, non compie l’azione giusta e quindi perderà il suo tempo e rappresenterà un pericolo per la società in cui vive. In questo modo in una società, se ciascuno compisse il proprio dovere, secondo il proprio ruolo, l’armonia, la pace e la prosperità non mancherebbero. Quando l’uomo non vuole compiere il proprio dovere e invade i campi riservati ad altri, degradando se stesso, seguendo i capricci della propria mente, centro dei suoi desideri più disparati, senza discriminazione né intelligenza, allora una società che dovrebbe essere civile e progredita, diviene peggio di una giungla. Un tale valore rappresenta quindi la garanzia di una società giusta e sana.
* LA PACE
La pace è ragione e scopo dell’umano sforzo La pace è il fine e la ragione di tutti gli sforzi umani.Ogni azione giusta o sbagliata, ogni pensiero buono o cattivo, hanno come scopo ultimo il raggiungimento della pace, perché l’essere umano cerca la sua vera natura che è pace. Ma egli è sempre agitato, si preoccupa per ogni più piccola cosa. Si tormenta pensando al futuro e ricordando un passato che mai più tornerà. In questo stato la sua pace è certamente persa e la porta è aperta alle malattie fisiche e mentali, alle depressioni, all infelicità.
Da che cosa dipende la pace?
Dipende dalle emozioni buone o cattive, che risiedono nella nostra niente e che, se non equilibrate e controllate, producono lo stato di agitazione e quindi la perdita della pace che è un suo connotato naturale. Se noi fossimo in un luogo e nella nostra città scoppiasse un incendio e se nessuno ci rendesse consci di quanto sta accadendo, vivremmo in pace, ma una volta che la notizia ci avesse raggiunto incominceremmo a preoccuparci e ad agitarci perdendo così la nostra pace.
Tutto dipende dal nostro stato emotivo che non siamo in grado di controllare per mancanza di elementi capaci di frenare i nostri impulsi. Come ottenerla? Se conoscessimo noi stessi a fondo potremmo riuscire a capire le nostre reazioni e a controllarle. Ma l equilibrio perfetto di fronte agli avvenimenti e alle circostanze si ottiene riconoscendo la caducità della vita. Una tale comprensione è possibile solo quando uno segue la verità, vive nella verità e si comporta secondo verità; allora comprende che tutto esiste in lui e che la sorgente di tutto è in lui e non fuori di lui. In questo modo affronterà tutte le situazioni con coraggio e in perfetto stato di pace. Niente fuori di noi è in grado di farci perdere la pace o donarcela, ma essa dipende solo da noi, dal nostro sistema emotivo. Se non c è pace nell uomo, non ci sarà pace nella famiglia, se non c è pace nella famiglia, non ci sarà pace nella comunità, se non c è pace nella comunità, non ci sarà pace nella nazione, se non c è pace nelle nazioni, non ci sarà pace nel mondo. La pace mondiale dipende dunque dalla pace individuale e quest’ultima dall’individuo stesso e dalla capacità di esprimere i valori che egli porta profondamente in sé
* L AMORE
È il comune denominatore dei valori umani. L’amore è l’elemento che penetra tutti i valori. Infatti, l’amore nelle parole è verità, l’amore nelle azioni è rettitudine, l’amore nei sentimenti è la pace, e l’amore verso tutto e tutti è la non-violenza. L amore è dunque il legame che tiene insieme tutta l’umanità in un unica unità come il filo che tiene insieme le perle di un rosario. La sua circolazione alimenta tutti i valori umani e crea l armonia, la pace è l elevazione spirituale. Senza la pratica dell amore l uomo incontra numerose difficoltà nella sua vita, mentre con l amore è in grado di superare qualsiasi problema. La sorgente da cui nasce l amore è la psiche o l anima ed è il vero potere di cui è dotato ciascun uomo. L amore è assenza di egoismo, l egoismo è assenza di amore. Quando in un Paese l’egoismo è vincente, manca l’amore, e la società è destinata ad autodistruggersi. Se invece l’amore è manifesto l’intuizionismo superiore rivela l’unità sottesa all’apparente diversità e quindi l’interdipendenza di ciascuno con gli altri. L’espansione diviene allora la sua caratteristica essenziale, senza limiti.
Se voglio indicare un limite, capace di tenermi al limite dell’Elohim, (Ps 8, 5), questo è l’AMORE. L’amore sarebbe il limite cui tende tutto il mio essere, il cuore per gli affetti, la mente per la conoscenza, la forza per la giustizia, la comunità per la pace.
E quest’epistrofe, continuando, sfida il limite come la rima sfida la poesia nel costringere il pensiero verso la luce. L’amore è un limite che rinnega se stesso: vuole affetto senza limite, conoscenza senza soglia, giustizia senza termine e pace senza tregua. L’amore dunque tende a prendere il tutto (cuore, mente, forza, tutti) e scava fino al nulla (l’io che svuota se stesso senza limite). L’amore è l’intero che prende l’intero, dice sss. Baba. In fondo l’amore per Dio è richiesto con tutto tranne che con la testa. L’attimo che tutto inchioda nella relazione di amore, diventa così eterno, sancisce e santifica il legame con l’infinito. Nell’amore le braccia generano l’infinito quando sono aperte, l’annullano quando formano l’abbraccio. Anche il corpo, quando si inchina.
L’amore ha molti aspetti
L amore ha molti aspetti, ma quello più puro non chiede nulla in cambio, quindi non è tinto da nessun tipo di egoismo, ma e’ vero altruismo o umanitarismo. L’umanitarismo è un sentimento di umana solidarietà, è la consapevolezza di essere tutti fratelli nella verità e che le differenze sono solo superficiali, anche se necessarie, e che allietano la vita e spingono l’uomo verso la compassione, la tolleranza e l’umiltà. L’amore non è un emozione che scaturisce da un desiderio materiale, bensì è un energia, la più potente energia esistente nell’ universo, che cresce quando viene data agli altri. Per ricevere amore è necessario darlo. L amore, tenuto per se stessi, non condiviso o ripartito, diventa
un’ energia sterile e non potrà mai espandersi; è come l’acqua stagnante che produce solo batteri e diventa, a lungo andare, un pericolo. L’espansione all’infinito dell’amore è la vera caratteristica
dell’ essere umano La creazione stessa è un atto d’amore e tutto ciò che esiste nella natura e nell’ universo non può essere altro che della stessa natura del suo Creatore che è amore. Tutti i valori dell’uomo sono tali in quanto hanno in loro questo fattore comune: non esiste un uomo che non abbia in sé l’amore e che non lo esprima almeno verso se stesso.
LA NON–VIOLENZA
È lo zenit dei raggiungimenti umani. La non-violenza è il segno della conseguita perfezione. Essa è l’amore universale che abbraccia tutto e tutti. La non-violenza è il segno caratteristico dell’ uomo spirituale che ha raggiunto l’apice dei raggiungimenti umani e lo scopo della vita intera. A quello stadio l’uomo esperimenta l’unità di tutta la creazione. Essa è la consapevolezza dei nostri obblighi e doveri verso ogni più piccola cosa nell’universo creato. La non-violenza verso gli uomini vuol dire non ferire alcuno con pensieri, parole e azioni. La non-violenza verso le piante e gli animali significa evitare ogni azione che violi le leggi naturali e che non rispetti l’equilibrio insito nel mondo della natura.
Espressioni della non-violenza
La non-violenza esprime se stessa nella pratica quotidiana nell’osservanza dei cinque seguenti assunti: Non sprecare denaro, Non sprecare tempo, Non sprecare energie, Non sprecare cibo, Non sprecare la conoscenza
Il denaro
Il denaro è un mezzo per vivere materialmente la vita, è uno strumento per gli scambi che facilita la circolazione dei beni. Esso non è un male in sé, ma lo diventa quando è male utilizzato o sprecato snaturando la sua vera funzione.
Per non sprecare denaro bisogna avere un concetto della vita molto elevato, sia della propria sia dell’altrui. Il denaro è stato in ogni tempo un mezzo per corrompere i cuori e le menti. Si crede che la ricchezza vera di un Paese consista nella ricchezza materiale che si accumula senza osservare alcuna norma etica, ma il commercio senza moralità è inutile e dannoso. È inutile perché crea squilibri fra chi dà e chi riceve; dannoso perché il denaro guadagnato con mezzi disonesti non potrà avere che destinazioni disoneste. Se invece esso è considerato come il misuratore vero dell’ umano sforzo per permettere lo svolgimento retto e pacifico della vita dell’ individuo e della comunità, allora non si deve sprecare perché esso è sacro.
Il tempo
Il tempo è l’elemento basilare della vita. Con il tempo sono misurate cose e avvenimenti. Ogni uomo ha a sua disposizione un determinato periodo di tempo, la propria vita, da impiegare utilmente. Sprecare tempo significa sprecare la vita. Uscire dal dilemma è rifiutare la dualità della forma, disconoscerne i limiti, riconoscere che il tempo passa e inganna. Se capisco l’effimero è come entrare nell’eterno. Il mio ESSERE non ha il tempo. Il corpo è limitato e finito. Ha un certo peso, un colorito, una forma; è il supporto della mia infermità. Sente del tempo la brevità, quando prendono passione e interesse, come ne sente l’insopportabile durata quando giungono la contraddizione del dolore e la solitudine, o l’abbandono. E il modo con cui l’eterno si rende presente (Ps 8,6). Se considero la breve durata della vita, sommersa nell’eternità che la precede e in quella che la segue, mi spavento e stupisco di trovarmi nell’oggi piuttosto che nel domani, senza ragione alcuna, e di trovarmi qui piuttosto che in un altro luogo, a costruirmi nel tempo, attraverso la schiavitù dell’epifania formale. Capirlo e usarlo bene vuol dire non fargli violenza
L energia
L energia che il nostro corpo possiede e che ci consente di vivere è data dalla trasformazione del cibo che ingeriamo, dall’aria che respiriamo. L energia può essere usata in vari modi, leciti, anche illeciti. Occorre conoscere propriamente e meditare a fondo sul significato di azione giusta per essere certi di non sprecare energia. L’energia non è solo quella personale, ma anche quella derivata dallo sfruttamento di vari elementi in natura. Essa serve per lo svolgimento delle attività produttive e sociali; sprecarla significa privare qualcun altro del suo uso. La società contemporanea fondata sul consumismo è una società essenzialmente violenta perché lascia spazio a desideri futili per rispondere alle esigenze della moda. In tal maniera noi sprechiamo le nostre energie e i nostri soldi, e come conseguenza, fra l altro, incrementiamo la domanda del mercato e i prezzi. È anche questo un tipo di violenza sul piano individuale e sociale. Esiste infine un altro tipo dj energia ed è quella spirituale. Essa è una fonte inesauribile; entrare in contatto significa essere in grado di controllare gli elementi della natura.
Il cibo
Il cibo è la causa prima dell energia che ci permette di fare l esperienza della vita. È stato detto che ogni essere vivente ha diritto di mangiare almeno una volta il giorno. (Luter King) Sprecare il cibo vuol dire non permettere che avvenga la condizione per garantire quel diritto a ciascuno. Chi spreca il cibo, o ne consuma eccessivamente, è responsabile per chi non ha nemmeno un pasto giornaliero.
Tutti noi siamo responsabili della fame nel mondo perché sprechiamo il cibo senza curarci delle conseguenze che ne derivano. Impedire la vita in tal modo è la più grande delle violenze.
La conoscenza
Anche la conoscenza ottenuta attraverso l educazione, e l’esperienza, se sprecata in inutili o illecite azioni, rappresenta violenza a se stessi e alla società. La scienza che non tenga conto dell’uomo è inutile e dannosa. La tecnologia, figlia della scienza, se non è al servizio
Dell’ uomo e dei suoi veri valori è spreco e pericolo. La conoscenza spirituale che nasce dall’ esperienza mistica deve essere condivisa con gli altri, altrimenti è sprecata. Bisogna mettere a disposizione del prossimo la propria conoscenza per permettere a ciascun individuo di espandere la personalità e di capire la propria vita. Questa è non-violenza! La conoscenza tenuta per se stessi o condivisa con una ristretta cerchia di amici o intellettuali sarà solo sterile. L’uomo deve poter pagare il debito di gratitudine verso saggi e i santi del passato distribuendo al maggior numero di persone possibile la conoscenza ottenuta grazie alle loro esperienze. Tenerla per sé o disconoscerla è un grave atto di violenza a se stessi e alla società.
RESPONSABILITÀ DEGLI EDUCATORI
Senza negare in alcun modo l’esistenza di forze tendenti alla stabilità, ho la convinzione che nella società ci sono oggi mutamenti più rapidi, più profondi, più complessi, più penetranti di quanto non siano mai stati in passato. Vi sono forze libere che si spingono assai più lontano del movimento sindacale, o del movimento giovanile, o quello femminile, nel produrre dei mutamenti che vanno dalla divisione alla condivisione, dalla produzione alla distribuzione.
Nel mondo c’è un diffuso ateismo che lascia molti soli e ribelli, senza Dio. Il cuore non trova più appoggio per essere corrisposto; l’impegno per scelte autonome spaventa; il dubbio trascina in uno stato di indeterminatezza: non si sa più che uccidere è male; nel cuore è sparito il rimorso: lì dentro tutto diventa lecito, quasi che il coraggio per decidere manchi, o manchino le forze per reggere un impegno e per riconoscere nell’altro un fratello da aiutare, sempre da amare, riconciliati, assai più che perdonati.
Manca lo spirito dell’uomo, da ricostruire, se non addirittura da risuscitare; da rieducare, se non addirittura da rigenerare; da insegnare, se non addirittura da rifondare nella scuola stessa. Questo interrogarsi sullo sganciamento dal mondo del lavoro, sul distacco dal mondo della famiglia, sull’ignoranza dei valori economici, sull’insensibilità al mondo dell’etica, denuncia una crisi profonda nella Scuola intesa come esamificio per l’eccellenza nella società, nella Famiglia ridotta a palestra del sesso, nello Stato interpretato come l’arte di carpire la libertà dei cittadini, nella Chiesa trasformata in momento di visibilità e rito anziché di rinnovamento dello spirito.
Da dove incominciare? La famiglia deve riprendere il suo ruolo di dimostrare che Dio non è ancora stanco degli uomini. Lo stato& deve dimostrare che la voce del popolo è la voce di Dio e, se la parola democrazia risulta equivoca per lo scempio che ne vien fatto, provare la demarchia che ne conserva lo spirito e la forza, libera da false autorità.
La chiesa deve dimostrare la verità dell’IO SONO COLUI CHE SONO e aiutare l’uomo a divenirlo perché è giunto il tempo di adorare Dio in spirito e verità. (Gv 4, 23). E infine la scuola deve dimostrare di essere luogo di iniziazione alle abilità, abitudini, interessi, che portano l’uomo alla sua realizzazione totale. Quindi essere organo di formazione e sviluppo alla vita, lontana dall’indottrinamento; essere momento d’iniziazione alla libertà che vuol dire corretto uso del discernimento, del distacco, del timore di sbagliare e della ricerca.
Coloro che si occupano dell’educazione devono prendere coscienza del tesoro rappresentato dai bambini, e del bisogno improrogabile di un riconoscimento sociale di questa realtà. Ogni giovane ha in nuce la stessa potenzialità insita nell’intero universo che va coltivata e non soffocata come talvolta si fa per ignoranza o per pigrizia.
Il primo grande principio consiste nel superare i propri difetti, le proprie debolezze e gli errori; non dare scandalo né palesare spirito di competizione. Una volta che tale atteggiamento è assunto, l’insegnamento diviene Ricerca del vero&. Il successo nell’insegnamento dipende esclusivamente dalla purezza del pensiero perché dà luce alla mente facilitandone l’apertura e rivelando la verità. Tutti i mali del sistema educativo attuale nascono dal fatto che vogliamo guidare i bambini sul giusto cammino mentre noi stessi non lo percorriamo. Coloro che educano devono proporsi come esempio e non vantarsi di essere superiori in quanto professori. La pratica dell’umiltà e il senso del dovere sono quindi indispensabili se si vuol insegnare. L’insegnante deve imporsi l’impegno di raccogliere informazioni sui valori umani e ispirarne l’applicazione pratica grazie all’esempio, compiendo il proprio dovere senza egoismo né timore, vivendo nella verità che finisce sempre per trionfare.
Questo principio garantisce successo alla professione e agli allievi perché è la base dei valori umani. Resta all’insegnante il compito di farlo capire. La gente pensa che i valori umani siano da apprendere solo con l’esempio e che perciò non occorra né insegnarli né farne materia di studio. Se valori e moralità si dovessero apprendere indipendentemente dall’insegnamento, sarebbero già vissuti da tempo e il mondo vivrebbe moralmente sano. Sarebbero stati sufficienti gli esempi e l’insegnamento dei grandi maestri delle religioni. Invece non è successo perché i valori non devono solo essere appresi ma assimilati, e questo è frutto esclusivo dell’educazione. Affinché i valori scaturiscano in modo naturale dal linguaggio dei bambini e dalla loro personalità, occorre che siano appresi e applicati. Non è reale pensare di essere presenti in ogni circostanza della loro vita, l’applicazione e la difesa è garantita dai valori che gli insegnanti avranno saputo comunicare loro.
La moralità, come qualsiasi valore umano, non può essere considerata come una materia distinta dell’insegnamento, quale la storia, la geografia e la matematica. Queste fanno parte dell’istruzione, sono messe nella mente e vissute come nozioni. I valori vanno invece tirati fuori, resi manifesti dall’educazione, che significa tirar fuori, portare alla luce. Non sono quindi una lista di cose da fare ogni tanto, come fosse una lista della spesa; sono cose da osservare, nel doppio senso della parola: vedere come gli altri li rispettano (esempio), applicarli come si vuole che gli altri lo facciano a noi (comportamento).
Ciò si ottiene sviluppando l’autocontrollo: Posso far questo? Lascio stare? Rimango indifferente? Che cosa suggerisce il cuore? È il pensiero a determinare l’azione, è la ragione a scoprire le alternative, è la coscienza a valutarle, è la consapevolezza a decidere l’azione. Processo lungo ma corretto.
L’educazione ha il compito di giungere a questo, attraverso metodi appropriati, ad esempio: l’istruzione morale diretta, cioè un tempo preciso dedicato a questo compito; la tanto discussa e criticata ora di religione, oggetto di dispute politiche e accademiche, potrebbe essere questo momento. L’approccio casuale, cioè il ritardo in classe può rappresentare un’occasione per insegnare il valore della disciplina; la rissa in classe può essere un motivo per suggerire il perdono; la coda alla mensa può suggerire il senso del rispetto. L’approccio integrato, cioè rendere la vita della scuola interamente morale, il che non significa mettere i valori in tutte le materie come fosse la morale di una favola, ma mettere un legame tra le materie insegnate, le situazioni incontrate e le circostanze della vita vissuta, con i simboli passati nella vita, come la bilancia, la logica, lo sforzo.
LA MISSIONE EDUCATIVA DI SAI BABA
Sai Baba è venuto a rivoluzionare l’educazione, non a modificare ma a cambiare il sistema. Egli insegna a vivere secondo i valori dell’anima, influendo su questi valori mediante l’invisibile realtà dello Spirito che opera dall’interno di ogni persona e di ogni cosa. È il vero Maestro. Gli studenti delle sue tante scuole non hanno bisogno di sentire le sue parole, essi vivono dei suoi pensieri, poiché fra Sai Baba e loro è quasi completamente annullato l’inganno dello spazio e del tempo. Solo il veicolo dell’anima mette istantaneamente tutti e tutto in comunione nella realtà spirituale del Continuo Infinito Presente.
È naturale chiedersi se non vi sia un modo più giusto di formare i giovani alla vita, e se non sarebbe più utile per tutti che la scuola si occupasse della coscienza dei ragazzi anziché farne degli arrivisti ad ogni costo. La risposta c’è, e non è teorica. UNO è venuto ad educare, e a mostrarci che nessuna scuola risponde al suo scopo se vede nella persona da educare soltanto un corpo e una mente da riempire, trascurando di farle prendere coscienza della sua vera identità, del suo Sé reale e imperituro.
Giovanni Tartara
ASSISI Mandir della pace 14 Settembre 2002
NOTE